A proposito di rigori, chi se li ricorda questi?

Si parla molto in questi giorni di rigori, di cucchiai, e di decisive emozioni dagli 11 metri. Domenica sera a Kiev erano due i milanisti che si sono recati al dischetto. Montolivo e Nocerino. Montolivo ha sbagliato, Nocerino l’ha messa.

E guardando lo sbaglio di Montolivo ci sono giunti alla memoria due famosi errori dal dischetto, che hanno a loro modo segnato due stagioni rossonere. Due famigerati tiri realizzati però nei 90 minuti di una partita di campionato, non nella lotteria di un match ad eliminazione diretta. Protagonisti Filippo Inzaghi e Alberto Gilardino. L’avversario di turno di queste due storie diverse, ma parallele è paradossalmente lo stesso: il Torino.

4 novembre 2001: il Milan è di scena al Delle Alpi. I 3 punti sono obbligati contro un Torino coriaceo, ma inferiore sulla carta in ogni zona del campo. In più l’inizio stagione del Milan, allenato da Fatih Terim, è zoppicante e necessita di una svolta, magari con una vittoria maturata col bel gioco.

Niente da fare: piove sulla partita e sul Milan. Il Torino va meritatamente in vantaggio al 27°, con una rete di Lucarelli e poi controlla la situazione. Ma all’ 88° un rigore procurato da Pippo Inzaghi riaccende le speranze del tifo rossonero. Va Inzaghi: rincorsa, impatto, Bucci si stende e para, diventando l’eroe granata del giorno, e prendendosi i riflettori che fino a quel momento erano solo su Lucarelli.

Risultato: il Milan esce sconfitto e demoralizzato dal Delle Alpi. Terim si sente la panchina scivolare da sotto il sedere. E così è. Il giorno dopo viene infatti esonerato e martedì 6 novembre è il giorno del debutto di Carlo Ancelotti. Comincia l’epopea rossonera degli anni 2000, coi rossoneri che quell’anno chiudono quarti ottenendo il pass per il terzo turno preliminare di Champions e che un anno e mezzo dopo si ritrovano sul trono d’Europa, e in cima al mondo nel dicembre 2007. Conquistando un corollario di altri titoli qua e là, tra cui lo scudetto 2004. Come dire, non tutto il male viene per nuocere…

L’altro rigore che citiamo non ha segnato una svolta, ma resta comunque negli annali dei rigori particolari. 10 dicembre 2006: a san Siro c’è Milan-Torino. La cosa particolare è che il Torino di quella stagione è allenato da Alberto Zaccheroni e tra i pali c’è Christian Abbiati.

Partita combattuta e che può sbloccarsi nel secondo tempo, quando il Milan ottiene un rigore al 78°, per una entrataccia da dietro di Cioffi su Gilardino. L’attaccante non ha dubbi e segnala alla panchina che vuole tirarlo lui. Ma Filippo Inzaghi, ancora lui protagonista in questa storia, prende la sfera e la porta sul dischetto. Le due punte del Milan si guardano e prima che la situazione degeneri in una infantile discussione interviene l’urlo di Ancelotti: «Tira Alberto». Così va Gilardino sul dischetto, a sfidare Abbiati. Rincorsa, tiro, palo! Non è finita, la palla gli ritorna sul piede sinistro, Gilardino non riesce ad addomesticare il pallone che gli rimbalza addosso e finisce fuori (in ogni caso se avesse segnato sulla ribattuta non sarebbe stato valido perché dopo che la palla prende il palo il tiratore non può essere il primo a toccarla).

Avesse tirato Inzaghi, che col Torino aveva anche un conto in sospeso che durava da 5 anni…

Ma coi “se” -inutile ribadirlo- non si va da nessuna parte. Giusto ricordare che quell’autunno rossonero fu pessimo sotto il profilo di giochi e risultati (e il Milan partiva con l’handicap degli 8 punti in meno comminati dopo Calciopoli). Com’è giusto ricordare che il 23 maggio seguente quello stesso Milan incapace di battere il Torino in casa diventerà campione d’Europa per la 7^ volta, eliminando in successione Bayern Monaco, Manchester United e Liverpool. E 53 settimane esatte dopo questo pazzo rigore di Gilardino, quello stesso Milan batterà 4-2 il Boca Junior, laureandosi Campione del Mondo.

Ed è giusto ricordare che il conto in sospeso di Inzaghi con il Toro fu pagato con gli interssi il 19 aprile 2009: tripletta a San Siro, granata umiliati 5-1. Gli altri due gol furono di Kakà (su rigore!) e di Ambrosini.

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