Abbiati a 7 Gold: “L’anno scorso c’era gente poco professionale, chi non giocava litigava o non si impegnava”

Queste le dichiarazioni rilasciate dall’ex estremo difensore rossonero, Christian Abbiati, ai microfoni di Italia 7 Gold:

L’anno scorso, nel Milan, c’erano alcuni giocatori che, quando non giocavano, si allenavano male o litigavano. Avrebbero dovuto essere cacciati. L’anno scorso, chi non giocava, non si allenava bene o litigava: questo non va bene per un gruppo. C’erano elementi come ne ho visti pochi, in tutti gli anni di Milan. A me, tornava in mente un altro tipo di Milan e mi passava la voglia anche di andare al campo a fare allenamento. Per quanto mi riguarda, malgrado non giocassi, ero sempre a disposizione, allenandomi al cento per cento, perché, poi, capita di essere chiamati in causa. Non è tanto il nome che porti dietro, quanto lo stemma che porti sul petto. Se l’anno scorso sia mancato il fatto che ci fosse chi non lo capiva? Più che non capirlo, era poco professionista, per cui, la società ha fatto molto bene a vendere certi personaggi che non facevano il bene del Milan”.

E ancora: “La passione per le moto? Nasce da ragazzino. Grazie a due soci, ho vinto questa fantastica avventura. Ci ho messo la passione che ho avuto da calciatore. Ai miei amici, dico di avere iniziato a lavorare a quarant’anni. Inizio alle 8.00 e finisco alle 19.00, mentre, fino allo scorso anno, il mio lavoro erano gli allenamenti. Il campo non mi manca assolutamente. Mi manca l’ambiente Milan, che era una seconda famiglia, ho trascorso anni con la maglia rossonera. Primo derby da tifoso e spettatore? Lo seguirò in tribuna e soffrirò, così come con la Juve. Ora, vivo le partite come fossi un tifoso, tanto che, quando la squadra gioca male, cambio canale. Montella sta facendo bene, sta valorizzando la squadra e i giovani. Hanno un ottimo gioco, non buttano mai via la palla, la giocano sempre. Il merito è anche di Mihajlovic e Brocchi, che hanno messo le basi per quest’anno. Io ho avuto la fortuna di crescere con campioni come Maldini e Costacurta, che ci hanno insegnato cosa significhi il Milan, lo stemma sul petto“.

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