Milan, la prima sconfitta è arrivata al momento giusto

Sono sicuro che, al termine di Milan-Juventus, ogni tifoso rossonero si sia sentito, in un certo senso (e in minima parte), “sollevato”, come quando ci si libera di un peso. Voglio essere chiaro: non sto dicendo che i tifosi siano stati felici di perdere contro una rivale storica, è un discorso che prescinde dalla delusione per la partita persa. Ma al tempo stesso tutti sapevano che l’imbattibilità del Milan non sarebbe durata in eterno. La sconfitta, prima o poi, doveva arrivare, ed è arrivata al momento giusto.

La squadra di Pioli è stata battuta – per la prima volta dopo 304 giorni e 27 partite – dalla rosa più forte del campionato, cercando di imporre il proprio gioco fino all’ultimo secondo, nonostante le tantissime e pesanti assenze. E se è vero che le assenze non devono essere un alibi per la sconfitta, è anche vero che affrontare la Juventus senza poter contare su sei giocatori del peso di Ibra, Bennacer e Rebic (giusto per citarne alcuni), giocando dall’inizio con un terzino in mediana, non si può definire fino in fondo “sfida alla pari. Sarebbe ipocrita fare finta che sia così, e forse, perdere in questo modo, fa un po’ meno male.

Questa prima sconfitta è un attestato di umanità dei rossoneri, e questo pensiero può, in qualche modo, rasserenare tutto l’ambiente: si può anche perdere, e si perderà ancora in futuro, ma al di là del risultato c’è una base solida dietro. C’è una consapevolezza che non si lascia scalfire dalla prima delusione. C’è un’idea che non cambia, né per i giocatori, né per la società, né per i tifosi. Sono ormai lontani i tempi in cui, puntualmente, alla prima sconfitta si gridava alla rifondazione.

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