Max attende il Pescara: un Galeone di emozioni

È stato ed è tuttora, dati alla mano, l’allenatore più “protetto” dell’intera storia di Silvio Berlusconi al Milan. Sarà per necessità, per l’intenso rapporto con Adriano Galliani, per uno stipendio che secca doversi accollare così, da un giorno all’altro, fino al 2014, ma Massimiliano Allegri ha di fatto riscritto la storia dei rapporti umani tra tecnici e Cavaliere.

Spregiudicato alla stregua di Zaccheroni, toscanaccio permaloso ed incline al sarcasmo, arriva all’incontro col suo Pescara con un impensabile ruolino di marcia nelle seconde otto partite di campionato: 17 punti, uno solo in meno della Roma “capolista”, in netta controtendenza rispetto ai miseri 7 punti delle prime otto gare di Serie A. Se a tutto ciò si aggiunge la qualificazione, pur stentata, agli ottavi di Champions League, ecco che il prossimo futuro sembra decisamente più roseo per il discepolo di Giovanni Galeone.

Quel Galeone che a Milanello e San Siro, ormai, è un habitué. Dalla mix zone, al termine della partita stravinta nettamente dal Milan per 5-1 nei confronti del Chievo di Eugenio Corini, siamo ad inizio novembre, nelle classiche interviste post-partita si sente una voce distinta che sussurra: “Dai Max, andiamo!“. È proprio il “maestro” Giovanni, che con Max ha da vent’anni un rapporto più che speciale. Simile a quello tra padre e figlio, tra chi ha consacrato l’esistenza e la vita per il pallone facendo dell’esperienza uno dei suoi punti di forza e chi, invece, sta intraprendendo la strada dettata dal suo precedessore, prendendone in eredità i concetti e la filosofia. E pensare che Galeone, interpellato più volte quest’anno anche da noi di SpazioMilan.it sul prolungato momento no del suo pupillo, non ha mai lesinato commenti duri, come quando parlò chiaramente di “un allenatore senza coraggio“.

Ma l’affermazione che, allora, mi aveva maggiormente colpito riguardava un tema squisitamente tattico: “Manca la facilità degli inserimenti da parte dei centrocampisti. Vedo una linea mediana molto lenta, compassata, che origina un gioco un po’ monotono”. Già, gli inserimenti. Quell’accortezza, chiamiamola così, che permise ad Allegri di segnare 12 gol nella sua miglior stagione a Pescara e che ha permesso ad Antonio Nocerino di segnarne altrettanti la stagione scorsa. Certo, c’era Ibrahimovic, ma in pochi ricordano che Max aveva provato a cucire quel ruolo prima addosso a Gattuso, poi a Flamini, poi addirittura a Muntari. E i risultati, lo sappiamo, non sono stati gli stessi. È destino, insomma, che Allegri (ormai certo il suo addio a fine anno, comunque vada) venga ricordato in futuro dai tifosi del Milan per aver dotato di “grazia tattica” un giovane centrocampista napoletano. Napoletano come chi gli ha donato la vita calcistica, regalandogli la sua miglior stagione di sempre a livello professionistico e “permettendogli”, il 7 maggio 2011, di diventare l’allenatore campione d’Italia.

(Christian Pradelli, per ForzaPescara.tv)

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