Tutti “indegni”. E qualcuno parla dal basso della sua mediocrità

Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano MI-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport e Leggo. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).

Non ci poteva essere miglior scatto d’orgoglio da parte di Filippo Inzaghi con quelle grida sul pullman che dallo stadio Friuli ha riportato la squadra all’aeroporto di Trieste. All’urlo di “indegni” il tecnico rossonero ha espresso la rabbia, ma soprattutto certificato quanto da tempo era evidente agli occhi di tutti. Milanisti e non. Frasi dure che rappresentano una sorta di riscatto dopo cinque mesi di conferenze stampa a dir poco insulse. Condite da false speranze nel perenne tentativo di guardare ad un bicchiere mezzo pieno che, in realtà, è sempre stato vuoto.

E’ paradossale, in questo quadro sempre più scuro, che alcuni giocatori alzino la voce per accusare l’allenatore nel tentativo di ridicolizzarne gli errori (che ci sono stati), mettendolo al pari di quell’accusa di essere “indegno”. Viene spontaneo, da questo punto d’osservazione, far notare a quegli stessi giocatori che almeno Inzaghi, da calciatore, ha sempre tentato di onorare la maglia del Milan. Fino a quella partita col Novara del maggio 2012, condita dall’ultimo gol bagnato da lacrime vere. Non quelle del coccodrillo. O, peggio ancora, dei conigli. Ora Inzaghi è solo. E magari non è proprio il peggiore dei mali a sei partite dalle fine dell’incubo.

Ci sarebbe poco da stupirsi se scoprissimo che tra gli accusatori replicanti di Inzaghi ci fosse qualche presunto “Senatore” che ha pure avuto l’onore di indossare la fascia di capitano al pari dei migliori Baresi e Maldini. Mi riferisco a qualche emblema decennale della mediocrità che un anno fa venne pure alle mani con un compagno di squadra perché non voleva scendere a salutare i tifosi assiepati fuori da Casa Milan in occasione dell’inaugurazione. Qualche “simpaticone”, come spiegò Marco Amelia raccontando quella rissa con Daniele Bonera. Sempre sul pullman, tra l’altro, che evidentemente a qualcuno piace più come terreno di ring piuttosto che luogo di concentrazione per preparare le partite o riflettere sugli errori post-gara. Ad ogni modo, mercoledì contro il Genoa, daremo un volto agli “accusatori” di Udine. Basterà leggere la formazione che sarà mandata in campo. Che pena.

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