Niang ha il diritto di sbagliare, Allegri di scegliere. Terzo o secondo posto, c’è un’estate di differenza. E il 14 aprile…

D. Mariani (vicedirettore SpazioMilan.it)
D. Mariani – Vicedirettore SpazioMilan.it

Ci ho creduto fino in fondo. E’ vero, verissimo, il Barcellona ha rimontato, vinto e meritato dall’inizio alla fine al Camp Nou, dimostrando di essere ancora la “vecchia”, formidabile (ma non più così imbattibile) corazzata che spazza via squadre ed avversari a proprio piacimento. Anche se perde 2 a 0 all’andata, anche se Messi a San Siro non si è mai visto, anche se Xavi al ritorno (sembrava il contrario) non era al top della condizione fisica.

Sono convinto che se il palo di Niang fosse entrato la partita sarebbe cambiata e non poco e ci saremmo qualificati noi: 1-1 alla fine del primo tempo, 3 a 1 finale e Barça eliminato. Ma forse sono solo pazzo io… Quell’occasione, clamorosa e difficile da non “criticare”, anche se il giovane e forte Niang adesso merita ancora più fiducia di prima e nessun accanimento, ha spezzato definitivamente le speranze di resistenza del Milan, nonostante si era sull’1-0 e mancasse ancora un’ora di gioco: sono segnali, come il raddoppio di Messi poco dopo, che anticipano beffardamente il futuro. Tu lo sai ma sei troppo innamorato del rossonero per ammetterlo, ma dentro di te hai già capito come sarebbe andata a finire.

E dopo un 4 a 0 la ricerca dei “colpevoli” è arrivata presto ma in direzioni sbagliate. Era più che prevedibile che avremmo sofferto e subito in lungo e in largo, ma rinunciare ad attaccare per mezz’ora intera, con errori gravi e anche banali nei passaggi e nelle ripartenze e la poca collaborazione tra i reparti, ha sorpreso in negativo, anche se ritornare ad attaccare Allegri lo trovo ridicolo.

Il 20 febbraio era, anzi è stato (giustamente) uno dei protagonisti principali del miracolo del “Meazza” con il Milan che batte il Barcellona dopo una formazione ed una prestazione perfetta, lo stesso che il 12 marzo ha sbagliato a preparare la sfida, a tenere De Sciglio in panchina, l’unica mia perplessità (anche se non c’è la controprova) al posto di Constant e ad aspettare troppo tempo per cercare di cambiare il corso dell’incontro. Bojan e Robinho hanno sì dato una piccola accelerazione nella ripresa, ma non hanno fatto niente di decisivo: il brasiliano per essere onesti ha anche sciupato sciaguratamente la punizione a tempo scaduto, segno che c’era la voglia, la fretta, l’intenzione di mettersi in mostra ma mancava la giusta concentrazione. E’ colpa di Allegri l’infortunio e l’assenza di Pazzini? Per qualificarci ai quarti di finale non serviva un miracolo, quello di San Siro, ma due: ecco perché in partenza il doppio confronto era già segnato. Fino al 90’ il passaggio del turno è stato in forte discussione, l’anno scorso, con una squadra più forte e costosa, non era andata così: ricordarselo e guardare al campionato con sollievo.

Contro il Palermo la vittoria è essenziale, senza si riaprirebbe la corsa sfrenata al terzo posto con il secondo che potrebbe nuovamente allontanarsi in caso di vittoria del Napoli. La rimonta deve proseguire questo pomeriggio contro una squadra in crisi nera. Il Napoli oggi più che mai è la squadra da puntare, inseguire e battere per agguantare la seconda piazza: il 14 aprile a San Siro ci sarà lo scontro diretto “stile” Milan-Lazio da dentro o fuori, un appuntamento cruciale. Arrivare terzi vorrebbe dire sì approdare in Champions, traguardo minimo di stagione ma ancora difficile da realizzare dopo l’avvio di stagione, ma attraverso i preliminari. Tradotto: preparazione anticipata ad inizio luglio senza El Shaarawy, Balotelli e Montolivo impegnati nella Confederation Cup. Una circostanza da non sottovalutare che potrebbe anche condizionare le scelte di mercato.

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