Alessandro Jacobone in: “Summit indigesti”

Sono da poco uscito dal ristorante “Da Mimmo” insieme al mio migliore amico Aurelio. Entrambi non abbiamo rilasciato dichiarazioni. Anche se a dire al vero l’unico ad avvicinarsi era il pakistano con in mano le rose. Immagino non vi interessi molto, vero? L’ho pensato anche io ma da un paio di anni a questa parte questo tipo di notizia fa figo e se le strategie e futuro di una delle più importanti squadre di calcio vengono decise a tavola, non vedo perché dallo stesso posto non possano nascere critiche e commenti.
Lo so, non c’e’ nulla da ridere al momento. Ma dopo tanto e ripetuto dolore, alla fine ci si fa il callo alla sofferenza e si aspetta, con speranza, che il proprio pessimismo venga smentito dai fatti. Ad oggi l’unica nota lieta sono i ragazzi lanciati da Pippo e l’entusiasmo contagioso che l’ex cecchino rossonero si porta con se dal primo giorno. Devo ammettere di aver goduto dell’intraprendenza dei nostri ragazzi nelle prime sgambate di inizio stagione. Bello vedere facce pulite ancora non tatuate, regalare tanta dedizione per la maglia ai tifosi assetati di calcio giocato.

Anni fa, ai tempi di Savicevic e Boban, nonostante i successi della prima squadra, ero solito andare a vedere le partite della Primavera proprio per assaporare tale “verginità calcistica” cercando di individuare qualche futura promessa. Alcuni li ho notati e visti indossare la maglia principale ( es Francesco Coco), altri li ho visti perdersi nel nulla nonostante le grandi potenzialita’ (es Lantignotti e Mannari). In quegli anni pero’, la Primavera era considerata un laboratorio di preparazione per una prima squadra che pero’ rimaneva tale e, per i giovani protagonisti, lontana e quasi irraggiungibile. Quello che sta accadendo adesso è invece il frutto di una fretta concepita per sopperire alle deficienze di disponibilità economica.

I nomi dei giovani talenti vengono presto sbattuti e dati in pasto ai giornalisti del mondo Milan che, assetati di notizie e costretti a parlare di una squadra che sul mercato ha la velocità e i movimenti di un bradipo con l’alhzaimer, si accontentano della merenda e fanno articoli sui futuri Baresi, Ancelotti e Van Basten. Tutti quanti, compresi loro, sanno che la realtà è molto diversa da quanto si voglia fare apparire e che i giovani necessitano di reale protezione affinché procedano nella giusta direzione di una crescita a piccoli passi. Attenzione a non bruciarli come già accaduto con diversi di loro.

Tornando a noi, restiamo tutti appesi al filo della speranza. Come l’anziana vicina di casa che poggia l’orecchio sulla parete per carpire pettegolezzi negli altri appartamenti, la tifoseria milanista segue i famosi e innumerevoli “summit” che sembrano essere il leit motiv della stagione 2014/15.  Tra un antipasto e un primo piatto, le altre società, già l’anno scorso assai piu’ forti di noi, eseguono gli acquisti con silenzio ed efficacia invidiabile. Tra il primo piatto e la seconda portata, riceviamo svariati ”no grazie” da parte delle poche società contattate. Tra ostaggi e ricatti, siamo riusciti a malapena a portare a casa Rami. L’altro nostro maro’, Taarabt, è ancora in terra nemica e molti milanisti vorrebbero la sua liberazione. Galliani dovrebbe essere fiero dei suoi tifosi che preoccupati del bilancio, preferiscono un acquisto da 7 milioni piuttosto che sperperare i pochi soldi in acquisti e ingaggi troppo elevati. Ma come succede per i nostri due militari in India, silenzio assoluto se non qualche notizia lasciata trapelare circa la scarsa disciplina del pifferaio del deserto.

Insomma non ci siamo! Il tanto esaltato “nuovo entusiasmo” del Presidente stenta ancora a vedersi e il fatto che abbia preferito il comodo divano di casa alla tribuna dello stadio Brianteo, non è un esempio incoraggiante per quei tifosi che tutti reclamano mancare in quel di San Siro.
Alla sua lontananza fisica siamo abituati da anni. Per quella economica non ci diamo pace reclamando chiarezza. Ma sta di fatto che orfani dell’uomo nero e con il predestinato in panchina, gli alibi sono finiti per tutti. Il brand Milan sta precipitando e perdendo valore. La politica di austerity, adottata trall’altro solo da noi, non ha portato i benefici tanto auspicati e il tempo dei “se” e dei “ma” è passato da tempo.
“Senza di te, non siamo noi” recita la nuova campagna abbonamenti. Messaggio diretto che devo ammettere mi ha responsabilizzato parecchio.

Al cuore non si comanda e chissà che non decida di presenziare alla rinascita del nuovo corso. Certo e’ che se usassi la testa come fa spesso la società rossonera, in periodo di forte crisi, mi troverei a esclamare : “Mi vorrei abbonare ma lo potro’ fare solamente se… salterò il tagliando della mia vecchia auto; se vincerò acquistando il prossimo gratta e vinci; se il conguaglio del gas non sarà troppo alto; se, se, se se. Il rischio è che la campagna abbonamenti chiuda prima di aver sciolto tutti i miei interrogativi o alibi che siano. Proprio come fa la società rossonera.

Il concetto credo che sia chiaro e noto a tutti gli insofferenti tifosi rossoneri. L’alba del nuovo Milan ha il profumo dell’entusiasmo di Super Pippo. Ma di solo entusiasmo non si vive e soprattutto non si vince.
Adesso scusatemi ma ho un “summit” al quale non posso mancare. Non lo faro’ al ristorante bensì in un posto assai privato dove il ricordo della passata stagione mi auguro sparisca al solo tirare dello sciacquone.

Alessandro Jacobone
Milanisti Non Evoluti – @NonEvoluto

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