La maledizione della 9. Lapadula può rompere l’incantesimo

DIMITRI BANNER 2014Marco Van Basten, George Weah, Pippo Inzaghi. Dalla fine degli anni ’80 al 2012, per oltre 25 anni, i tifosi hanno avuto la fortuna di vedere indossare la maglia numero nove, da grandi campioni che hanno fatto la storia del Milan. Scudetti, Coppe dei Campioni, Palloni d’oro, classifiche dei capocannonieri: Van Basten, Weah e Inzaghi sono stati dei grandissimi campioni ed hanno simboleggiato al meglio il valore assoluto che ha avuto la prima punta rossonera per tanto tempo. Dall’estate del 2012 in poi, però, la maglia numero nove del Diavolo è rimasta orfana e, chi l’ha indossata successivamente, non è mai riuscito a farlo per più di una stagione intera, anzi, in quasi tutti i casi, la permanenza in rossonero con quella maglia addosso è durata appena sei mesi.

Dopo quell’indimenticabile pomeriggio di maggio del 2012, in cui tante bandiere rossonere hanno salutato tra le lacrime i loro tifosi e Superpippo segnò l’ultima di una lunga serie di reti con la maglia del Milan, c’è stata una sorta di maledizione che ha riguardato tutti quelli che hanno indossato quella maglia. Il primo a scegliere la pesante eredità di Pippo Inzaghi fu Alexandre Pato che arrivava già da un paio di stagioni tormentate dai tantissimi infortuni in serie. Quella stagione non andò meglio e dopo una sola rete realizzata in Champions League, il brasiliano fu venduto a gennaio in Brasile. Nella stagione successiva la numero nove rimase senza padrone, finché, nell’ultimo giorno di mercato il Milan non decise di investire 11 milioni di euro per acquistare Alessandro Matri dalla Juventus. Matri scelse la nove e anche la sua avventura milanista finì a gennaio dopo tante brutte prestazioni e un solo gol all’attivo.

Nella stagione successiva, quella con Pippo Inzaghi in panchina, quella maledetta maglia fu indossata addirittura da due interpreti. Il primo fu Fernando Torres che segnò il suo unico gol da rossonero alla sua prima da titolare ad Empoli e fu ceduto in prestito all’Atletico Madrid a gennaio. Al suo posto arrivò Mattia Destro che scelse la nove, segnò al suo esordio a San Siro contro l’Empoli e totalizzò in tutti tre reti fino a fine stagione. Le sue prestazioni non furono convincenti ed il Milan decise di non riscattarlo, puntando in estate su Luiz Adriano che si prese l’onere di scegliere la nove. Anche lui segna all’esordio casalingo contro l’Empoli (altro leitmotiv della maledizione della nove), ma da lì in poi deluderà le attese, tanto da finire ben presto in panchina ed essere utilizzato con il contagocce sia da Mihajlovic, che da Brocchi e ora Montella.

Nuova stagione, nuovo padrone per la maglia numero nove. Si chiama Gianluca Lapadula ed il primo gol lo ha segnato al Palermo pochi giorni fa con uno splendido tacco. Non ha segnato all’esordio e nemmeno all’Empoli e questa è già una buona notizia, ma ha sofferto tanto fin qui per le poche occasioni che Montella gli ha concesso. La sua rabbia, la sua fame, la sua voglia di Milan e di esplodere con questa maglia, lo differenziano da tanti suoi predecessori e ci fanno tranquillamente pensare che l’ex Pescara è l’uomo giusto per rompere l’incantesimo. La concorrenza di Bacca resta una pesante incognita sulle sue prestazioni in rossonero, ma Lapagol può avere un futuro glorioso con questa maglia e ha le caratteristiche giuste per lasciare il segno. Sì, anche con quella maledetta maglia addosso.

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