La cura Montella e i malanni di De Sciglio e Niang: serve ancora una scossa

Riutilizzando uno slogan elettorale nato nel 1980, dalla mente di Ronald Reagan,  Montella potrebbe fare proprio il concetto di “Make Milan great again“. Nello stupore generale, il tecnico campano ha saputo rivitalizzare un gruppo da encefalogramma piatto, senza capacità di fornire alcune reazioni agli stimoli degli ultimi anni. Dopo 5 tecnici diversi, il Diavolo si è rialzato, con schiena dritta e sguardo infuocato, capace di guadagnare settimana dopo settimana l’entusiasmo e l’affetto dei propri tifosi ormai abbattuti dalle stagioni precedenti.

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Grazie al dono fornitogli da Dionisio, Mida e Vincenzo sono capaci di trasformare in oro qualsiasi cosa abbia la fortuna di passare dalle loro mani. Il figlio di Gordio e Cibele, narra la leggenda, fu capace di cose incredibili come re della Frigia, allo stesso modo il nativo di Pomigliano d’Arco sta riuscendo in imprese sportive impronosticabili solo qualche mese fa. Una compagine, qualitativamente scarsa, capace di arrampicarsi fino al secondo posto in classifica, appiccicarsi al treno europeo e togliersi soddisfazioni uniche, come la vittoria contro la Juventus e simili. Il 2016 come rinascimento rossonero, una primavera tecnica e sportiva guidata da un condottiero capace di valorizzare profili sempre passati in secondo piano o dimenticati da predecessori. Suso e Paletta come manifesti delle capacità di riscoperta dell’allenatore ex Fiorentina e Sampdoria, ma non solo. Il coraggio di lanciare Locatelli, preservare Donnarumma da critiche o voli pindarici, la stabilità instillata al giovane leader Romagnoli, la trasformazione in tuttocampista di Bonaventura, l’utilizzo scaltro e ponderato delle inesauribili energie del mastino Lapadula.

Ma ricollegandoci alla mitologia greca, non è tutto oro quel che luccica. Due elementi in particolare necessitano di proseguire il trattamento montelliano all’interno della loro carriera, M’Baye Niang e Mattia De Sciglio. Note dolenti delle settimane messe in archivio. Ma andiamo con ordine. Il talento francese ha regalato sprazzi da grande giocatore, per poi incappare in una discesa prestazionale, capace di bloccarne aspirazione e prorompente ascesa. Dopo un grande avvio stagionale, settembre e ottobre da applausi, il classe ’94 è finito nelle sabbie mobili del calcio nostrano, culminando poi nella prestazione horribilis contro il Crotone. Una serie di panchine ed apparizioni opache, sfociate tutte nel rigore sbagliato e nei fischi di San Siro. Roma come rinascita, facilitata anche dagli spazi che i giallorossi dovranno giocoforza concedere al fine di inseguire i propri concetti. Per il laterale azzurro, invece, non può essere utilizzato il medesimo discorso. Mattia ha faticato, fin dalle prime giornate, senza mai realmente fornire lampi da talento ritrovato e costante. Gli errori di Firenze, Empoli e Crotone sono lacune gravi, da segnare e rimarcare con penna rossa, capaci di lasciare più di qualche grattacapo a Montella, ancora indeciso sulla metodologia da utilizzare per riuscire nell’ennesimo miracolo sportivo. Servirà una dose maggiore di attenzioni per questi due giovani talenti, capaci di colpi ma ancora lontani dal brillare di luce propria.

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