La storia di Lapadula, il “braveheart” rossonero. I suoi ex mister: “Nasce esterno, è quasi focoso e… dovrebbe giocare in coppia”

William Wallace potrebbe essere uno spunto anche per la Curva Sud. Fu condottiero scozzese alla guida dei connazionali alla ribellione contro gli inglesi e la sua vita ispirò Mel Gibson in “Braveheart”, cuore impavido. Un’immagine dell’eroe era stampata su un grande manifesto che la famiglia di Lapadula portava allo stadio di San Marino quando affrontava gli avversari di seconda divisione di Lega Pro. Il gruppo compì un’impresa: la conquista della promozione. Gianluca rappresentava il condottiero ma anche lui aveva bisogno di una guida, precisamente di Mario Petrone, l’allenatore di allora: “Lui nasce esterno di centrocampo – racconta a La Gazzetta dello Sport -, così lo prendemmo per giocare a destra nel nostro 4-2-3-1. Dopo due partitelle di allenamento fece un gol bellissimo, di una potenza e di una precisione straordinari: alla sera lo chiamai da parte in ritiro e gli chiesi se se la sentisse di provare un nuovo ruolo”. Agli amici dicevo: “Questo arriva sicuro”. Nasce così la storia dell’ormai famosissimo classe ’90, bomber a San Marino, Teramo, Pescara e adesso Milan.

Prosegue Petrone: “Mi colpì che già si preoccupava di dover difendere. Gli dissi di star dietro il diretto marcatore e in quella stagione fu devastante. Oggi, che ha ancora più determinazione, attacca qualsiasi cosa. Lo sento spesso e gli dico di mettersi sempre nella condizione di ascoltare Montella, di bussare alla sua porta se qualcosa non è chiaro”. Non erano chiarissimi, per esempio, i motivi che lo hanno lasciato a lungo in panchina, probabilmente tattici e in passato – ora non più? – oscurati dalle reti di Bacca. Tocca ad Apolloni, mister ai tempi del Gorica: “Lo definirei tenace ai limiti del focoso – confida sempre a GaSport -. Con me giocava esterno destro nel 4-3-3. Lo ammetto: oggi lo metterei punta, ma sono convinto di avergli aggiunto un bagaglio d’esperienza importante. In allenamento è sempre stato molto vivace: una volta lo rimandai nello spogliatoio per un’entrataccia su un compagno, conseguenza della grande grinta”.

montella-lapadula-smLapa, poi, si specializzò in un’altra disciplina: il salto triplo: Teramo in Lega Pro (22 gol in 30 gare), Pescara in B (30 in 44) e Milan in Serie A. A Teramo era diverso, ammette l’ex tecnico Vivarini (ora al Latina): “In Italia arrivava da esperienza meno felici fra Cesena e Frosinone, aveva perso autostima: lontano parente dalla versione attuale. Ma grazie al lavoro e con un attaccante al suo fianco, fece benissimo e segnò tanto. Per me ha bisogno di un’altra punta che gli giochi vicino, così farebbe una valanga di gol anche in rossonero”.

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