Obiettivo: monte-ingaggi a 100 milioni lordi

Liberarsi delle “eccedenze” non servirà solo a sbloccare qualche colpo in canna sul mercato in entrata. Cedere giocatori che non rientrano nei piani di Marco Giampaolo significa per il Milan calmierare un bel po’ il monte-ingaggi. A luglio, infatti, il club rossonero è riuscito a liberarsi di alcuni oneri come i contratti di Montolivo (4,6 milioni lordi a bilancio), Abate (4,2 milioni lordi), Bertolacci (3,7 milioni), Zapata (3,1 milioni) e Mauri (2,6 milioni), ma restano in ballo alcuni elementi che – se fuori – farebbero risparmiare altri soldini.

Sono i casi di Diego Laxalt che a bilancio pesa 3,1 milioni a stagione, Samu Castillejo che ha uno stipendio di 2,7 milioni lordi all’anno, Ivan Strinic che guadagna 2 milioni netti a stagione per un lordo di 3,7 (uguale ad André Silva che ancora non riesce ad accasarsi). Le loro cessioni porterebbero ad un sensibile risparmio di quasi 6 milioni, che verrebbero probabilmente destinati (in parte) a foraggiare l’ingaggio di Angel Correa. Anche Andrea Conti, segnalato vicino al Parma, ha un certo “peso” sul monte-ingaggi pari a 3,7 milioni annuali. Insomma, c’è da guardare al bilancio finale tra giocatori monetizzati e altri spesi, ma anche guardare come girano gli stipendi. Ad oggi, il giocatore che guadagna di più resta Gigio Donnarumma, con 6 milioni netti a stagione, pari a 11,1 lordi a bilancio. Seguono Lucas Biglia e Alessio Romagnoli, a 3,5 milioni netti, pari a 6,5 lordi. Poi arriva Jesus Suso, per il quale sarebbe pronto il prolungamento del contratto che oggi gli garantisce 3 milioni netti a stagione, pari a 5,5 lordi.

Dalla fine della scorsa stagione il monte-ingaggi si assesterà intorno ai 100 milioni di euro lordi complessivi, circa il 20 per cento in meno rispetto allo scorso 30 giugno, considerando gli ingressi di Theo Hernandez, Bennacer, Leao, Duarte e Krunic. Sforbiciare e portare a casa ancora uno o due rinforzi consentirebbe di stare su un costo complessivo della rosa intorno ai 180 milioni (ammortamenti e stipendi lordi), decisamente un parametro favorevole ai canoni di Elliott e ai ridimensionamenti imposti dopo l’allegra gestione Fassone-Mirabelli.

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