ESCLUSIVA SM – Bonan: “Milan grande squadra. Leão perfetto con Ibra”

Alessandro Bonan ha partecipato a una diretta su Instagram sul canale di SpazioMilan, rispondendo a diverse domande sul Milan e sulle altre squadre di Serie A. Di seguito le sue parole:

Nelle ultime settimane, il Milan ha perso con Atalanta e Inter, per poi reagire a Bologna. Sono cambiate le percezioni e le aspettative su questa squadra?

“No, non sono cambiate e il Milan lo ha dimostrato a Bologna: non è solo una grande squadra -ora possiamo dirlo- ma una squadra di carattere. Rispecchia il carattere del suo leader in campo, che è Ibrahimovic, e del suo leader in panchina, Pioli. Lo stesso Pioli è un leader particolare, è molto empatico e ama entrare nel cuore dei suoi giocatori. Nel passato questo gli è costato anche qualche “pugnalata” alle spalle, ma non mi sembra che questo accada. Ibra è in un certo senso la sentinella di Pioli nella squadra, è indubbio che è una coppia che funziona ma non si può ridurre il Milan a questa dualità, è riduttivo. Il Milan è una squadra molto ben allestita, con un’idea di gioco precisa, che sa giocare in transizione ma anche attaccare le difese schierate, ed è una delle migliori in questo. Direi che il passaggio a vuoto con l’Atalanta è stato metabolizzato, la trasferta di Bologna ha confermato che questa squadra ha gli attributi.”

Per quanto riguarda Mandžukić, pensi che sia stato acquistato come vice-Ibra o che possa ritagliarsi uno spazio da titolare a sinistra come ai tempi della Juventus?

“Lo stesso Pioli ha detto che Mandžukić può giocare al fianco di Ibra. Parliamo di un giocatore duttile, che ha dimostrato in carriera di sapersi adattare. Ai tempi della Juventus si è in un certo senso imposto a sinistra anche con un allenatore che non è per niente faciel da convincere, come Allegri. Il croato potrà ritagliarsi il suo spazio sicuramente ma non credo diventerà il punto di riferimento sulla fascia sinistra: ad esempio, io vedo benissimo Leão. Mi sembra perfetto con Ibrahimovic.”

Lite Ibra-Lukaku: è stata aperta un’inchiesta da parte della procura della FIGC. Pensa sia giusto andare fino in fondo o che siano cose in campo e lì devono restare?

“Quello che mi sento di dire è che in quella circostanza, oltre ovviamente ad un comportamento da censurare da parte di entrambi, l’errore più grosso è stato commesso dall’arbitro, perché non si è impostato e non ha dimostrato polso. Doveva prendere un provvedimento severo che era il rosso per tutti e due. Se mi devo basare su quello che ho visto, non mi sembra ci siano gli estremi per nulla di trascendentale, se poi invece non abbiamo visto qualcosa ce lo chiarirà l’inchiesta stessa.”

L’Inter è per molti la favorita, ma ci sono stati degli scivoloni nella sua stagione. A cosa è dovuto, forse troppa pressione di dover vincere “per forza”?

“Le occasioni perdute sono sempre di meno, perché l’Inter è sempre più forte. Stasera vedremo nella partita di Coppa Italia contro la Juventus, ma è una squadra che ha acquisito delle certezze sempre più profonde. A volte quando una squadra si chiude, e penso ad esempio a Udine, non è così scontato trovare la via del gol. Non accade solo all’Inter, è successo anche all’Atalanta.”

Capitolo Juventus: è una squadra in lotta su tre fronti, campionato, Champions League e Coppa Italia. Come valuti l’operato di Pirlo?

“La Juventus ha cambiato mister e ha trovato un allenatore che ancora non poteva sapere che tipo di allenatore fosse. Le prestazioni della Juventus sono giudicabili fino a un certo punto perché lo stesso Pirlo era lì a giudicare sé stesso e capire che allenatore sarebbe stato, che tipo di calcio sarebbe stato in grado di far giocare. C’è anche qualche debolezza strutturale: a centrocampo non mi convince fino in fondo, ma stanno trovando delle soluzioni. Ad esempio, affidarsi a degli uomini che possono dare qualcosa in più alla squadra, fra questi metto Arthur, Bentancur e McKennie. C’è anche la figura di Kulusevski, che è ancora un punto interrogativo: io avrei provato anche a metterlo mezz’ala, ma evidentemente convince più come attaccante. Si può dire che era una squadra in cerca di un’identità perché il suo allenatore era alla ricerca di un’identità. Di positivo c’è da dire che Pirlo non si risparmia nel lanciare dei giovani, e questo potrebbe essere la sua missione: guidare la transizione della Juve che era a quella che sarà. Nel mezzo sta la Juventus che non può perdere, e qui sta la difficoltà del lavoro di Pirlo.”

Parlando del Napoli: che cosa succede? Gattuso ha detto chiaramente “Non mi piace lavorare così”. Resiste fino a giugno o potrebbe anche mollare prima?

“Gattuso deve tenere duro e conquistare risultati, forte del fatto che la squadra è con lui. Quando un allenatore ha in pugno la squadra, è un po’ avanti. Personalmente non vive un grandissimo momento, si è accorto di qualcosa che non gli è piaciuto in società. Forse è venuto a sapere che sono state cercate alternative e lui di questo ha sofferto, sebbene sia legittimo da parte della società. Ovviamente, questo non aiuta il lavoro di un allenatore. Gattuso è un uomo molto intelligente e molto sensibile, questa sensibilità a volte lo penalizza. Un allenatore a volte deve essere uno che non si fa scalfire da niente, mentre questa sua grande sensibilità lo porta a dire sempre “È colpa mia”, ma vedremo alla lunga se questo è vero o no. Adesso deve ritrovare il suo centravanti, Osimhen, e con qualche buon risultato deve andare fino in fondo con qualche convinzione. È una squadra non da scudetto ancora ma molto forte tecnicamente”.

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