Qui fu… Galliani: esordio e ascesa di 30 anni d’oro. Riviviamo gli inizi

Il 20 febbraio 1986 Silvio Berlusconi, dopo la trattativa con il presidente uscente Giussy Farina, acquista il Milan salvandolo dal baratro. Formalmente ne diventa presidente il 24 marzo ed insieme a lui, Adriano Galliani, entra a far parte della grande famiglia rossonera. Quarantamila abbonati, un portiere (Giovanni Galli), un difensore (Dario Bonetti), un centrocampista (Roberto Donadoni), tre attaccanti (Giuseppe Galderisi, Stafano Borgonovo e Daniele Massaro), un autentico show, quello del 18 luglio all’Arena Civica di Milano, con gli elicotteri atterrati in campo e seimila tifosi in estasi sulle tribune. La storia del Milan di Galliani inizia così, in maniera spettacolare, anche se la prima annata si chiude con un quinto posto in classifica.

La vera rivoluzione arriva dalla stagione 1987/1988. Galliani diventa il braccio operativo di Berlusconi ed i colpi arrivano subito: Arrigo Sacchi, del quale il presidente si era innamorato l’anno prima, è il nuovo allenatore, Marco Van Basten (a “parametro UEFA”) e Ruud Gullit le ciliegine di una torta di mercato composta da Carlo Ancelotti, Roberto Mussi e dal giovanissimo Billy Costacurta. Torta che comprendeva anche il primo dei cosiddetti “bidoni”, quel Claudio Borghi che il rossonero non lo vestirà mai. E’ Scudetto, il primo, quello più bello, dopo la Serie B e lo spettro del fallimento. E da quel momento il Milan inizia a dominare la scena italiana, europea e mondiale.

L’anno dopo si completa il trio olandese con l’acquisto di Franklin Rijkaard: è l’unico innesto, di qualità, all’interno di una macchina perfetta che porterà il Milan in vetta all’Europa grazie alla vittoria in Coppa dei Campioni, la terza della storia, dopo il roboante 4-0 di Barcellona sulla Steaua Bucarest. Italia, Europa, Mondo: nel 1989 sbarca a Milanello il ventenne Marco Simone, destinato a diventare una colonna della squadra negli anni a venire, ed il Milan completa la scalata al successo. Arriva subito la Supercoppa UEFA, sconfiggendo nella doppia sfida il Barcellona, e soprattutto l’alloro mondiale, la Coppa Intercontinentale, strappata all’Atletico Medellin il 17 dicembre 1989 a Tokio.

Scudetti, Coppe dei Campioni e Coppe Intercontinentali fioccano come la neve nella sede di via Turati. Vestono il rossonero campioni che hanno fatto la storia del calcio mondiale: dal 1986 Van Basten (tre volte), George Weah, Andrij Shevchenko e Ricardo Kakà vincono il Pallone d’Oro e l’apoteosi viene raggiunta nel 1989 quando il podio è composto dal vincitore, Van Basten, e da altre due colonne rossonere come Franco Baresi e Rijkaard.

La storia del Milan degli ultimi trent’anni si lega, indissolubilmente, a quella di Adriano Galliani. Il primo Milan di Sacchi, il Milan degli invincibili di Fabio Capello ed il Milan di Ancelotti rappresentano le tre grandi “epoche” costellate di grandi successi ma anche di cocenti delusioni, come la notte di Marsiglia o, ancora peggio per certi versi, la notte di Istanbul. In entrambi i casi l’ad rossonero è stato grande protagonista: in negativo nel 1991 con un gesto discutibile che finì per penalizzare ulteriormente la squadra; in positivo nel 2005, continuando a sostenere Carletto Ancelotti e riprendendo la strada verso la Champions 2007.

Ma non bisogna dimenticarsi del Milan di Alberto Zaccheroni e dell’esultanza “smodata” di Galliani in quel di Perugia, il 23 maggio 1999, quando le reti di Oliver Bierhoff ed Andres Guglielminpietro (oltre alla “Parata” di Christian Abbiati) regalarono uno Scudetto a dir poco incredibile. Dalle sabbie mobili di Calciopoli, al “conflitto d’interessi” generato dall’elezione a Presidente di Lega; dall’amore per i brasiliani (Rivaldo, Ronaldo, Ronaldinho, Kakà, Robinho, Thiago Silva…), “all’odio” verso alcuni di essi (Leonardo); dalla “cravatta gialla” agli acquisti impossibili come Zlatan Ibrahimovic; dagli scambi con l’Inter agli scontri con la Juve.

Le istantanee che rimangono, ora che siamo giunti ai titoli di coda, sono decine, centinaia. Chiunque ne può scegliere una ed aggiungerla al proprio album dei ricordi rossoneri. Ma ora è arrivato il tempo di cambiare: il nuovo corso ripartirà da Barbara Berlusconi e da Paolo Maldini, uno che il Milan ce l’ha tatuato addosso, uno che in questi trent’anni, dal campo, ha vinto tutto e che ora, dalla scrivania, è pronto a ripetersi.

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