Mihajlovic gongola: la sua Honda è tornata a sgasare. L’analisi

 

Finalmente Honda. Tra gli uomini copertina di questo ottimo Milan di “ritorno”, capace di raccogliere ben 10 punti in quattro gare, non può che esserci anche il buon centrocampista giapponese, bersaglio facile di critica e tifo ma da settimane tra i migliori in campo dei rossoneri. Le cessioni di Suso e Cerci, unite alla conferma del 4-4-2 e alle condizioni fisiche non ottimali di qualche giocatore come Boateng e Balotelli, hanno spianato definitivamente la strada al ragazzo del paese del Sol Levante. Che ha risposto alla grande: Honda è divenuto un elemento inamovibile ed estremamente prezioso nello scacchiere tattico del Diavolo.

Mihajlovic lo ripete in ogni conferenza stampa: Keisuke è un giocatore importante, con ottime doti tecniche e atletiche, ma soprattutto estremamente professionale e dedito alla causa rossonera. Il “10” da sempre tutto sé stesso ed esegue alla lettera gli ordini impartiti dal mister. Un perfetto soldato, insomma, che riesce a coniugare allo spirito di sacrificio e all’intelligenza tattica delle buonissime doti nell’ultimo passaggio. Perché Honda, a dispetto del “sentire” comune, ha anche il piede per vestire i panni dell’assist-man: la pennellata nel derby per la testa di Alex ne è un buon esempio. D’altronde, nel 4-4-2 milanista, il nipponico ha le caratteristiche giuste per il gioco che ha in mente Mihajlovic: un esterno di centrocampo abile e continuo in fase di non possesso, capace di fare gioco accentrandosi sul piede preferito e in grado di favorire gli inserimenti di Abate.

Non è certamente un “10” alla Rui Costa o alla Savicevic, ma Honda, in questo Milan, è un giocatore importante. Per dare equilibrio e copertura alla squadra, certo, ma anche per imbeccare i compagni con il suo sinistro e per duettare con profitto con Abate, come avveniva agli albori della gestione Inzaghi. Oltre a poter contare su un giocatore di esperienza e di personalità: niente male per una squadra tutta in divenire come quella rossonera. E poco importa se l’ex CSKA non gradisca il ruolo da numero 7 in cui è “costretto” a giocare: in attesa che dal mercato arrivi un esterno destro di ruolo (un ritorno di Suso come fatto da Niang potrebbe essere l’opzione più semplice), la corsia è presidio del controverso e bizzarro giapponese di Settsu. Non un Samurai come era stato presentato all’inizio della sua avventura rossonera e nemmeno una stella del merchandising d’Oriente, ma un soldatino umile, devoto e obbediente.

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