Calhanoglu il nome del cambiamento: il turco ispira il nuovo 3-4-(1)-2

Cinque gol, cinque vittorie in cinque uscite europee e cinque centrocampisti. O forse no. Vienna, che un tempo ci ospitava quando dovevamo giocare finali di Coppa dei Campioni e oggi la ritroviamo a ventidue anni dall’ultima volta per l’esordio in Europa League, ha funzionato come una medicina per un influenzato: avevamo preso un brutto raffreddore a Roma in mezzo a quegli acquazzoni, e ci sono voluti quattro giorni per smaltirlo. Nella capitale austriaca tira comunque molto vento e l’acqua non risparmia nemmeno questa volta i rossoneri. Di quei cinque centrocampisti (oltre ad Abate e Antonelli sugli esterni per le assenze di Conti e Rodriguez e Kessiè con Biglia in mezzo) ce n’è uno che viene dalla Turchia, si chiama Hakan Calhanoglu, tira discrete punizioni e gli piace molto staccarsi da quel quintetto per fare il cameriere delle due punte, Kalinic e Andrè Silva, e servir loro il miglior caviale.

É quello che accade nei primi venti minuti, quando l’ex Bayer Leverkusen spacca la partita. L’allegrissima difesa austriaca che pensa di giocare a calcetto più che una prima giornata del girone di Europa League, lo aiuta nel servizio fornendogli l’argenteria migliore. Il gol del vantaggio è un missile terra aria che si spegne sotto l’incrocio dopo una imponente falcata, e in occasione della rete del tre a zero, quasi non guarda André Silva alla sua destra quando decide di servirlo evitando Kalinic in difettosa posizione di fuorigioco. Il virus diffuso ormai da molti anni in questo straordinario sport che è la metafora della vita, è di mutare le proprie idee con il mutare delle prestazioni e dei risultati. Pertanto è impossibile ripensare a Roma e a cosa avrebbe potuto portare un inserimento del turco dopo quel complicato primo tempo. Probabilmente tutto, probabilmente nulla, di certo la Lazio, che è italiana e sa cosa vuol dire organizzazione e fase difensiva, non può essere accostata all’Austria Vienna che si è voluta permettere di giocare col baricentro alto pur non avendo i mezzi per resistere all’onda d’urto milanista.

Non si può giudicare di partita in partita, bisognerà fare bilanci tecnici e tattici dopo aver messo in cascina ancor più partite e ci auguriamo gol e punti, di certo questo Milan, e lo sappiamo sin dalla fine del calciomercato, ha molte frecce al suo arco, tra cui quella di rendere camaleontico il 3-5-2 virandolo verso un 3-4-1-2 con Calhanoglu sicuro protagonista in pectore. E se tra mancate coperture, critiche sul mercato spendaccione e altre parole al veleno che ci vengono periodicamente recapitate sovente negli ultimi tempi, ci mettiamo pure del nostro a crocifiggere il soldato Montella e coloro che indossano la nostra maglia, non consentiremo alla piantina Milan di avere l’acqua necessaria per fiorire col tempo portando magari bellissimi frutti. Il nostro viaggio nell’Est Europa è appena cominciato, e data la bassa difficoltà del nostro girone, i giovedì a spasso per il continente dovranno costantemente portare gol e vittorie, magari grazie ai servigi di quel cameriere turco a cui piace mettersi davanti ai centrocampisti e dietro le punte. Per servire il miglior banchetto a un Milan da anni a digiuno di prelibate pietanze internazionali.

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