Meno chiacchiere, più gol

Ibra è ancora una volta sul banco degli imputati. Tutti i quotidiani recitano la stessa beffarda cantilena, sul web impazzano video derisori e sarcastici e tutti puntano il dito contro il numero 11 che sembra essere l’unico colpevole della terza eliminazione consecutiva agli ottavi di Champions e del pareggio con il Bari. L’amarezza e la delusione sono profonde e non si possono nascondere. Tanto più quest’anno, in cui il Milan avrebbe avuto tutte le carte in regola se non altro per giocarsela ai quarti in Europa. Ma la verità è, come ha dichiarato lo stesso Zlatan, che “la qualificazione l’abbiamo persa a Milano“.

Ora, che Ibra si eclissi nelle notti europee è innegabile, non è decisivo come dovrebbe e si trasforma troppo spesso nello spettro di se stesso. Quella di mercoledì sera è stata tutto sommato una buona prova, ma una buona prova senza gol non conta e questo vale sia in Europa che in campionato. Campionato, appunto, dove dovremmo fare a meno di lui almeno per 180′, derby compreso. La Champions, dunque, ci è nuovamente scivolata via, ma anche in Italia Zlatan rischia sempre di più di vanificare quanto di buono fatto fino a gennaio. Senza contare che siamo ancora in corsa anche per la Coppa Italia.

Mettiamola così: accantonata la rabbia iniziale, è ora che il Milan dimostri di saper camminare senza di lui, ma è anche ora che Ibra elimini definitivamente degli atteggiamenti che finiscono di essere controproducenti prima di tutto per la sua persona e quindi per il gruppo. Scontata la speranza che torni ad essere scatenato ed incontenibile, è anche ora che i vari Pato e Robinho diano garanzie domenica dopo domenica, limitando al massimo sbagli da calcetto all’oratorio davanti alla porta. Ci vuole grinta, forza di volontà, tutte cose facili da dire, più difficili da attuare. Sconfessata la dichiarazione di Ibra, “Quest’anno vinciamo tutto“, un bel 2 su 3 non sarebbe comunque da buttar via.

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