Un anno al “Max”

Era il 28 giugno 2010 quando Allegri muoveva i suoi primi passi a Milanello. Esattamente un anno fa ecco che il Mister visitava il centro sportivo italiano più all’avanguardia. Trenta minuti per dare una veloce occhiata alle strutture e poi arrivederci al 20 luglio, giorno dell’inizio del raduno estivo.  Impacciato e non troppo avvezzo a così tante telecamere dava l’impressione di essere un pesce fuor d’acqua nell’elitario ambiente rossonero. Sia la gente comune che i grandi esperti dubitavano nelle sue reali capacità di guidare alla vittoria la squadra più titolata al mondo. Vuoi la poca esperienza, vuoi la personalità definita “da zerbino”, vuoi la squadra non all’altezza, e tantissimi altri fattori che giocavano a suo svantaggio.

Allegri invece zitto, zitto, a distanza di 12 mesi, è stato capace di sovvertire le critiche. Si pensava che la presenza di Ronaldinho, voluta e stra voluta da Berlusconi, potesse creare non pochi grattacapi al livornese, ma così non è stato. Emarginato in panchina, il Gaucho a gennaio ha fatto le valigie e Berlusconi non è sembrato nemmeno poi così tanto dispiaciuto nel dare l’addio al suo pupillo. Pirlo non fa parte del suo progetto? Allora lui piano, piano lo mette alla porta senza troppe spiegazioni ma con tanta personalità. Quando il Presidente lo rimprovera per i suoi capelli spettinati Allegri si fionda dal parrucchiere, se invece la critica arriva per scelte tecnico-tattiche o per il gioco della sua squadra, allora con grande dignità ed equilibrio esclama: Possiamo parlarne, posso spiegare a Berlusconi il mio punto di vista”. Niente prese di posizione fuori luogo, niente conferenze stampa nevrotiche, nessuna polemica.

In un anno abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. In un anno abbiamo vinto quello che nei precedenti 7 non eravamo riusciti a conquistare. In un anno le critiche si sono placate e chi mormorava la tipica frase: “Questo non lo mangia il panettone” ha dovuto vedere Allegri brindare a dicembre ma soprattutto a fine campionato. Il “phisique du role” già lo si intravedeva a Cagliari, ma ora, con uno scudetto cucito sul petto è molto più scolpito.

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