Sindaco di Milano dal 1997 al 2006, con una particolarità rispetto a chi lo precedette e chi lo seguì: la fede rossonera. Milanista da sempre, Gabriele Albertini andò al seguito della sua squadra anche nella trasferta di Manchester per la finale di Champions del 2003 vinta contro la Juventus. “La partita più bella ed emozionante vissuta da sindaco-tifoso”, racconta l’attuale europarlamentare a SpazioMilan.it
Albertini, si può dire che è stato un sindaco particolare anche nel calcio.
“In effetti, non ricordo altri sindaci milanisti nella storia recente di Milano. E’ una cosa molto strana: se non sbaglio Formentini è juventino, la Moratti interista di famiglia, Pisapia anche lui interista. Sono una rarità”.
E’ sempre stato milanista o lo diventò quando Berlusconi le chiese di candidarsi sindaco di Milano?
“No, assolutamente, lo sono sempre stato. Qualcuno mi accusò di essere anche un po’ filo-interista, ma d’altronde come sindaco non potevo non guardare con simpatia anche all’altra squadra della città”.
La seconda squadra vuole dire?
(Ride, ndr) ”L’ha detto lei…”.
Manchester rappresenta il ricordo più bello?
“Senz’altro, su tutti i miei libri è pubblicata la foto della discesa dalla scaletta dell’aereo con la squadra a Malpensa. Ancelotti e Maldini erano davanti con la coppa, i due pelatoni, io e Adriano Galliani, subito dietro di loro”.
Poi andò pure a Istanbul due anni dopo, nel 2005…
“Lì tornammo con le pive nel sacco dopo una partita stranissima, persa ai rigori contro il Liverpool. Preferirei sorvolare”.
Da sindaco quale fu il suo rapporto con la società rossonera?
“Tutta la squadra venne due volte a Palazzo Marino per essere premiata per la Champions del 2003 e per lo scudetto del 2004. Poi diedi l’Ambrogino a Cesare e Paolo Maldini. Per il resto, c’è un episodio curioso che vorrei raccontarle”.
Quale?
“Nel 1997 venni a conoscenza del fatto che Berlusconi volesse candidarmi sindaco di Milano. Leggendo il titolo di un quotidiano c’era scritto ‘Berlusconi candida Albertini’. Il pensiero fu più veloce dell’occhio e io collegai la notizia a Demetrio Albertini, ritenendo la scelta del Cavaliere quantomeno coraggiosa. Poi lessi bene che si trattava del sottoscritto, l’Albertini al tempo presidente di Federmeccanica. Poco dopo ricevetti la telefonata di Berlusconi”.
Le piace l’attuale Milan?
“Se pensiamo alla situazione generale e alle difficoltà ad investire, direi che siamo messi bene, oltre che campioni d’Italia in carica. I soldi, però, cominciano a scarseggiare anche nel mondo del calcio”.
Quali sono i giocatori che apprezza di più?
“Io sono da sempre un ammiratore di Pippo Inzaghi”.
Sa che potrebbe andare via a gennaio?
“Mi dispiacerebbe tantissimo come avrei sofferto se qualche anno fa fosse andato via Gattuso, l’altro mio idolo per la sua grinta incredibile. Con Ringhio ricordo una circostanza divertentissima”.
Lei è sempre una fucina di aneddoti, racconti anche questo.
“Ero sul pullman con la squadra a Istanbul per la maledetta finale di Champions del 2005. A un certo punto i giocatori cominciarono ad inneggiare al Sindaco e io risposi intonando cori sul Milan. Quando arrivai allo stadio vidi uno striscione con scritto ‘Gattuso Sindaco… scoppiai a ridere”.
Berlusconi nei giorni scorsi ha garantito che non farà mancare il suo apporto finanziario. Farebbe bene a tornare presidente del club?
“Per lui si tratta di un grande amore e gli va riconosciuto il fatto di essere sempre stato generoso con il Milan, fatta eccezione per la cessione di Kakà, che fu per me dolorosa. Credo che per lui la squadra rappresenti davvero l’unica vera attività frutto di sola passione, senza pensare ai profitti economici. Il calcio, inoltre, è un fenomeno aggregante e Berlusconi ha tratto avuto grande popolarità con il Milan, soprattutto quando lo portò dalla Serie B alla vittoria della Coppa dei Campioni”.
Non va mai allo stadio?
“Sinceramente manco da tantissimo tempo. Sono stato più volte invitato, ma ho preferito rimanere a seguire le partite da casa. Ci tornerò sicuramente”.