C’era una volta Pato…

C’era una volta Pato. Un talento che, appena diciottenne, era riuscito a far brillare gli occhi alla sua prima uscita contro il Napoli a San Siro. Un campioncino che, con Leonardo, era diventato fondamentale per gli schemi rossoneri e eroico nell’impresa al Barnabeu. Un uomo vero poi, quando nella cavalcata verso lo scudetto lo scorso anno, a suon di gol decisivi, aveva messo a tacere i suoi detrattori. Ora, nella stagione in cui avrebbe dovuto confermarsi, nella stagione in cui si sarebbe dovuto far di tutto per farlo coesistere con Ibra: ecco il totale black out.

Pensi al Papero e quest’anno te lo ricordi fulmineo contro il Barcellona e poi, “fulminato”, lui stesso, da infortuni e ricadute, ricadute e infortuni. Un tourbillon dal quale uscire sembra essere impresa impossibile. Una giostra impazzita di sali e scendi tra infermeria e campo che però non giustifica del tutto il brasiliano. Chi si dimentica la rabbia di Alexandre quando, lo scorso anno, pur sballottato dalle critiche entra, segna e mostra i muscoli con il Chievo, al Bentegodi? Lo aspettavamo così ieri sera. Carico, pronto a sbalordire, sicuro e convinto dei suoi mezzi.

E invece il nulla. Una pagina bianca, quella della sua partita. Non un’azione da ricordare, nemmeno un errore da rimproverargli perché, più che giocare, si nasconde per 45 minuti. Un corpo estraneo, una punta senza punti di riferimento. Vero, i compagni non lo hanno servito nemmeno nei momenti (pochi) in cui la sua posizione in area di rigore era giusto e il tapin sembrava facile, ma la sostituzione la dice lunga sulla sua prestazione.

Entra El Shaarawy e vedi tutto quello che non hai visto nel Papero. La grinta, la voglia di dimostrare, la corsa e la partecipazione alla manovra, pur senza conclusioni verso la porta. Tra i due, in questo momento, c’è un abisso. Insieme, nel sogno di molti, il tandem per il futuro, in realtà uno vivace e stimato, l’altro abulico e surclassato. L’incantesimo si è rotto, ora che si fa?

 

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