Diciamolo: è la rivincita di Allegri

L. Ferrato – BBC

E arrivò il giorno che Massimiliano Allegri da Livorno, si prese la sua rivincita. Parziale al momento, ma comunque di rivincita si tratta. Contro chi lo criticava e lo riteneva inadeguato, compreso chi al momento sta scrivendo questo articolo.

Eravamo in molti a pensare che la scossa sarebbe arrivata solo con un cambio in panchina, perché la squadra, soprattutto contro la Fiorentina e a Malaga, era apparsa spenta, svuotata, priva di qualsiasi reazione agli stimoli.
Invece domenica sera una reazione c’è stata, e forse ciò è da considerarsi ancora più importante della vittoria stessa, comunque importantissima se consideriamo l’avversario che il Milan aveva di fronte.

Allegri ha deciso di schierare i rossoneri ancora con il 4-3-3 e finalmente anche il reparto difensivo è sembrato solido e affidabile. Mexes, probabilmente rinfrancato dalle ultime prestazioni discrete e dalla prodezza in rovesciata che ha annichilito il Park Astrid di Bruxelles, ha offerto finalmente una prestazione di livello, sposandosi benissimo al centro della difesa con Yepes, meno elegante del francese, ma sicuramente più deciso ed efficace.

Le novità più belle sono però arrivate dalle fasce. Sulla destra De Sciglio ha perso qualsiasi timidezza, fermando con decisione Asamoah, ma soprattutto attaccando la fascia con decisione e continuità. Dall’altra parte Constant è sembrato proprio un terzino di ruolo, con ottime chiusure ma anche propositivo e sempre presente in attacco.

A centrocampo abbiamo finalmente visto un giocatore che finora era mancato, tale Nigel De Jong. Mancherà sicuramente di qualità, ma le chiusure e il lavoro a copertura della difesa nella partita con la Juve, sono state fondamentali. D’altra parte stiamo parlando di un calciatore che ha già giocato una finale mondiale, e ha avuto un’esperienza significativa in Premier League, il campionato più “cool” del momento.

Bene anche Montolivo, galvanizzato dalla fascia di capitano, e Nocerino, che non è certo ancora ai livelli dell’anno scorso ma pian piano sta crescendo. In questa stagione l’ex del Palermo non riesce a trovare quegli inserimenti che fino a qualche mese fa gli garantiva Zlatan Ibrahimovic, ma si sta comunque rendendo utile in copertura e in appoggio alle punte, favorito anche dal fatto di essere schierato in quella posizione di interno sinistro che pare essere il suo habitat naturale.

In attacco poi, abbiamo forse visto le cose più interessanti, visto che Allegri ha deciso di giocare senza un vero e proprio attaccante. Sicuramente Berlusconi avrà avuto influenza nelle decisioni – anche se il Cavaliere di solito predilige un attacco da due punte in su – ma la scelta di giocare con il “falso nueve” e comunque di giocare senza punti di riferimento per la squadra avversaria, sembra la scelta migliore per questo Milan.

I rossoneri hanno gli uomini per giocare in questa maniera. Che sia Boateng, Robinho o Bojan, la possibilità di mettere uomini d’attacco che non siano punte vere e proprie c’è, e di solito i risultati fino a questo momento sono stati soddisfacenti. Le prime punte a disposizione – Pazzini e Pato – al momento, per differenti motivi, non danno affidabilità, così che, fermo restando la vena realizzativa di El Shaarawy, l’utilizzo di Boateng e Robinho in attacco è apparsa una scelta indovinata. Con questo modulo potrebbe tornare utile anche Emanuelson, come esterno d’attacco, senza dimenticare Bojan, che comunque garantisce qualità e velocità al reparto offensivo.

Ora il Milan, fino alla metà di febbraio, dovrà concentrarsi sul campionato – senza trascurare la Coppa Italia, obiettivo molto importante in una stagione del genere – cercando di risalire più posizioni possibili nei mesi invernali. Quindi per ora meglio pensare ad Allegri e agli uomini che gli sono stati messi a disposizione, lasciando stare discorsi immaginifici su Guardiola, che sembra destinato ad occuparsi di problemi di altri a partire dalla prossima estate.

Twitter: @lucaferrato

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