Milan, le regole di Elliott dopo i 303 mln di prestito: report di bilancio bimestrale e investimenti obbligatori

Yonghong Li è riuscito a completare la sua operazione di acquisto del Milan grazie ad un prestito di 303 milioni da parte del fondo Elliott. Nessuna novità, dunque, per il momento, ma solamente la constatazione che senza l’intervento dell’hedge found (fondo speculativo) guidato da Paul Singer, il closing non si sarebbe ancora materializzato.

La suddivisione dei 303 milioni di prestito, come riporta stamattina La Gazzetta dello Sport, è già nota: 180 sono stati destinati alle casse di Fininvest per il closing vero e proprio (11,5% il tasso di interessi), mentre i restanti 123 milioni sono andati per la gestione del club (73 destinati alle banche creditrici e 50 per lo sviluppo del club; tasso di interesse del 7,7%). Da una stima di massima è stato calcolato che ad Elliott, al termine del 18 mesi di finanziamento, dovrebbero tornare fra i 70 e gli 80 milioni in più di quanto prestato alla Rossoneri Lux. Il punto centrale, però, rimane capire cosa dovesse succedere qualora Yonghong Li risultasse inadempiente.

Il punto focale è proprio questo: l’obiettivo, di Elliott e della nuova proprietà, non è solamente evitare il depauperamento del club, ma investire. E in questo caso Fassone e Mirabelli giocheranno un ruolo chiave. Anche perché Elliot vuole garanzie che i propri soldi siano investiti in maniera ottimale e per questo non porrà veti su operazioni di mercato, ma richiederà un report bimestrale sul bilancio, anche con incontri personali fra il board rossonero e rappresentanti del fondo. In questo contesto, la figura di Paolo Scaroni, membro del nuovo cda cinese del Milan, gioca un ruolo importante: è infatti persona gradita ad Elliott.

Nel frattempo il fondo speculativo aiuterà anche Yonghong Li a trovare nuovi investitori. Che siano in Cina o all’estero, Elliott ha in pegno le azioni del Milan e qualora non dovesse vedersi indietro i propri soldi è facile pensare come il Milan venga rimesso sul mercato. Ma questa, al momento, è un’altra storia.

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