Caro Rino, ora viene il difficile. Entusiasmo ed euforia possono rivelarsi armi a doppio taglio

Dodici risultati utili consecutivi, ottava clean sheet personale, un ottavo di finale di Europa League conquistato e una finale di Coppa Italia lì, ad un passo. Congratularsi è il minimo che si possa fare nei confronti di Gennaro Gattuso. Un allenatore, ma soprattutto un uomo che in pochissimo tempo è riuscito a stupire tutti, trasformando un gruppo di ragazzi in una squadra, insegnando la mentalità del lavoro e del sacrificio, trasmettendo il DNA rossonero che i suoi giocatori ancora non avevano concepito. Il Milan – per farla breve – ha ritrovato risultati, gioco ed entusiasmo. Ecco, l’entusiasmo. Quell’arma – fino ad ora decisiva in tante occasione – che può rivelarsi a doppio taglio.

Non è per rompere le uova nel paniere, sia chiaro. Del resto anche allo stesso tecnico milanista fasciarsi la testa prima di rompersela – l’ha ribadito più volte – non piace. Ma in questo particolare momento positivo il pericolo – più che da Lazio, Inter e Arsenal in sé – è rappresentato dall’eccesso di euforia ed esaltazione. Per carità, conosciamo Gennarino e sappiamo che queste insidie non potrebbero mai intaccare una persona modesta e coi piedi per terra come lui. Ma i tifosi – già in visibilio per questo filotto – e i ragazzi… forse sì. La concentrazione deve rimanere alta, umiltà la prima parola d’ordine. Perché dal 2-0 con la Roma allo 0-3 nel derby il passo può essere breve.

Ora viene il difficile. Da un lato Ringhio ha il dovere di riconoscere ai propri uomini i meriti di questa insperata serie di risultati; dall’altro, quello di continuare a far presente che non si è nemmeno a metà dell’opera e che i veri ostacoli non sono ancora stati affrontati. I risultati fino ad ora sono sirprendenti, la rimonta è più che mai avviata, ma la beffa è sempre dietro l’angolo, e può far davvero male quando le aspettative crescono. “Domenica all’Olimpico sarà il primo banco di prova per Gattuso”, è stato detto alla vigilia della gara contro la Roma. No, quello è (quasi) niente. Tenere fino a fine stagione tutti i ragazzi sulla corda ed evitare defaillance nelle prossime tre gare è la vera prova del nove.

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