Milan ’90-Barcellona 2011: il match del secolo

Franco Baresi, l’invincibile Franco Baresi, ha dichiarato che il Barcellona neocampione d’Europa (terza Champions in 5 anni) è forte come il suo Milan che spadroneggiò a cavallo del 1990. Dichiarazione forte, ma ben lontana dall’essere una provocazione. Perché allora non cimentarsi in un confronto fantacalcistico tra quel Milan e il Barça di questi anni?

I rossoneri allora erano allenati dal maestro Arrigo Sacchi da Fusignano. Il Milan conquistò in quei due anni 2 tripleti memorabili e irripetibili: Coppa Campioni, Supercoppa Europea, Coppa Intercontinentale 1989 e Coppa Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale 1990. Analizziamo la formazione che scese in campo il 23 maggio ’90 a Vienna e che diventò campione d’Europa per la quarta volta (1-0 al Benfica, gol di Rijkaard). Il modulo era un 4-4-2: Galli, Tassotti, Costacurta, Baresi, Maldini, Colombo, Ancelotti, Donadoni, Rijkaard, Van Basten, Gullit.

Punti di forza: tutti. Scherzi a parte, ogni reparto di questa squadra ha fatto scuola. La difesa è stata la più forte della storia. Baresi libero, Costacurta stopper, Maldini e Tassotti terzini. Giocatori di assoluto livello, che eseguivano alla lettera gli ordini del mister Sacchi: in campo con loro solo tattica e classe, e non c’era spazio per l’errore. Si muovevano come un corpo unico e ognuno era dotato di un ottimo tocco, utilissimo in fase di impostazione. Mai nella storia portiere fu più rilassato di Giovanni Galli. Anche il centrocampo contava su giocatori di assoluto livello: Colombo, Donadoni, Ancelotti e Rijkaard. La filosofia sacchiana del calcio totale non si sarebbe mai potuta realizzare concretamente senza questi 4 giocatori che facevano da filtro, contrastavano, difendevano e costruivano. In più Roberto Donadoni fu trasformato da Sacchi in un camaleonte. Esterno destro, sapeva all’occorrenza trasformarsi in trequartista. Citare i due attaccanti provoca commozione e malinconia: Gullit e Van Basten. E non c’è niente da aggiungere per spiegare queste due punte straordinarie. Un duo micidiale, unico.

Punti deboli di questa formazione? Se proprio ce ne deve essere uno, probabilmente è Galli. E non per particolari mancanze o difetti, ma solo perché era l’unico giocatore normale in una formazione di extraterrestri. Non un vero punto debole, in effetti.

Il Barça della finale di Wembley: Valdes, Alves, Mascherano (che sostituiva un certo Puyol), Piquè, Abidal, Busquets, Xavi, Iniesta, Messi, Pedro, Villa. L’orchestra di Guardiola è un 4-3-3. Dani Alves sfuria come un demone, Puyol è inattaccabile, Piquè è grinta e cuore recintati nella disciplina, Abidal è un eroe (e non può essere definito altrimenti dopo la vittoria sul tumore). Busquets è il magnifico intenditore di tutte le zone del campo. Ma il vero segreto dei successi del Barcellona si cela nell’ intesa perfetta tra i due geni-gemelli Xavi e Iniesta. Loro due da soli con un portiere sarebbero in grado di battere una squadra di calcetto di serie A al completo. Le trame che tessono sono micidiali e infrangibili. Là davanti Pedro e Villa sono attaccanti che segnerebbero in qualsiasi campionato e contro qualsiasi avversario. Infine Messi. Messi è forza miracolosa. Messi è possesso allo stato puro. Messi è l’essenza del dribbling. Messi, in questo momento, è il calcio.

Punto debole: l’unico reparto non stellare è la difesa. Solo Puyol ha i tratti del fenomeno. Gli altri sono buonissimi giocatori che nei meccanismi del Barcellona riescono ad esprimersi al meglio. Alves, Piquè e Abidal sono all’apice della loro maturità calcistica. Ma quanto durerà?

A mio parere un’ipotetica partita finirebbe col risultato perfetto, che non è lo 0-0, ma l’1-1. Nel primo tempo gol di Rijkaard su sponda di Van Basten in mischia su calcio d’angolo. Nel secondo tempo pareggia Xavi con un gran tiro da fuori area. Partita non bellissima, perché la palla resta imbrigliata a centrocampo per la maggior parte del tempo. Ma il tasso tecnico in campo è da capogiro. Più che una partita sembra uno scontro tra titani di uguale forza.

Una caratteristica accomuna queste due squadre: la tecnica eccelsa. Ognuno di questi 20 giocatori (escludo i portieri) ha piedi sopraffini e la palla è sempre accompagnata delicatamente e calciata con forza. Tutti i passaggi sono tesi a costruire il Gioco con la “G” maiuscola. E solo col Gioco si annulla l’avversario. Solo col Gioco si mandano con facilità le punte a un tête a tête col portiere. Solo col Gioco si tengono i nemici lontani dalla porta. Solo col Gioco si vince, in ogni dove e in ogni quando. E solo col Gioco si creano cicli vincenti. Come quelli di Milan e Barcellona.

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