La scelta di Conte

L’acquisto di Mirko Vucinic mette fine molto probabilmente al tormentone estivo che ha caratterizzato il mercato della Juventus: l’arrivo di un Top Player.
Risulta difficile infatti credere a un altro colpo milionario di Marotta (già 70 milioni investiti tra riscatti e nuovi acquisti, ndr), così come è complicato, e per certi versi non corretto, credere che sia il montenegrino il pezzo da novanta promesso ai tifosi.

Sia chiaro, Vucinic è un attaccante di valore assoluto, ma dopo dieci anni in Italia si conoscono i pregi e i difetti del talento di Niksic. Un giocatore discontinuo, tremendamente efficace quando non viene messo in discussione (se la Roma ha sfiorato due scudetti, nel 2008 e nel 2010, lo deve principalmente  a lui) ma allo stesso tempo irritante quando non sente la fiducia dell’ambiente (vedi ultima stagione).
Ma quel che conta di più è che Vucinic è stata la terza scelta della Juventus, dopo Aguero e Giuseppe Rossi. Non rappresenta il top per la Juve e di conseguenza non può esserlo a livello assoluto. Spacciarlo per tale significherebbe prendere in giro la piazza.


Tuttavia il mancato acquisto del Top Player in attacco è un falso problema. Il reparto offensivo bianconero, dopo i riscatti di Matri e Quagliarella, era molto probabilmente il meglio assortito. La squadra necessita principalmente di un difensore di sicuro affidamento da affiancare a Chiellini e di un esterno sinistro di centrocampo.
Se per il centrale la società si sta muovendo (obiettivo Diego Lugano, ndr), tutto tace sul fronte ala sinistra.
L’idea di impiegare in quel ruolo Vucinic, in una mediana composta da Krasic, Pirlo e Vidal (o Marchisio) è quanto meno azzardata. Quella di adattare nuovamente Marchisio, come già fatto con risultati non esaltanti da Del Neri, non è auspicabile.
Conte si trova quindi in una situazione difficile. Lui, uno specialista del 442 a cui sta per essere consegnata una squadra da 433. D’altronde già prima del suo insediamento la società si era mossa in tale direzione.

Prendere Pirlo avendo in squadra Marchisio significa infatti orientarsi su un centrocampo a tre.
Prendere Conte pochi giorni dopo significa: a) non conoscere Pirlo che ha sempre giocato con due alfieri ai lati, tranne nell’anno dell’anarchia tattica leonardiana; b) non conoscere Conte, che predilige da sempre un centrocampo con due mediani; c) voler regalare a una piazza delusa e depressa un nome di prestigio e il vecchio capitano.

Appurata l’assenza di una sinergia tra mercato e progetto tecnico, Conte si trova quindi davanti a un bivio: adattare i giocatori al sistema o il sistema ai giocatori ?

Fabio Piscopo

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