Gullit, l’emblema della rinascita

E’ il 1987, quando il neo Presidente Silvio Berlusconi decide di progettare una squadra in grado di diventare la più forte del Mondo. Nel decennio precedente, il Milan era passato dalle stelle alle stalle: dal decimo Scudetto della sua storia alla Serie B e, dalla Serie B, al fallimento societario. E così, Silvio vuole gettare alle spalle i fantasmi del passato e tornare a percorrere la strada del successo. Il primo grande colpo è Ruud Gullit, Pallone d’Oro con il PSV, strappato agli olandesi per 13.5 mln di lire.

Il tulipano nero è una macchina da guerra, per giunta multiuso, in grado di ricoprire qualsiasi ruolo. Il Milan si affida a lui, che non delude le aspettative. La prima stagione in rossonero coincide con uno scudetto sofferto e meritato, in cui il sorpasso ai danni dello strafavorito Napoli avviene alla terzultima giornata. L’anno successivo vede invece il Milan, guidato dal trio orange, marciare trionfalmente su tutta l’Europa e portarsi a casa la Coppa dei Campioni con un perentorio 4-0 ai danni dello Steaua. Nella notte di Barcellona, sono proprio il Cigno di Utrecht e il Tulipano nero a firmare una doppietta a testa, entrando ufficialmente nella storia del Milan.

Nella stagione seguente, la magia si ripete: il Milan, dopo avere eliminato avversari del calibro di Bayern Monaco e Real Madrid e sconfiggendo in finale il Benfica, si porta nuovamente a casa la Coppa dalle grandi orecchie. Anche lo Scudetto degli Invincibili, 1991/1992, porta la sua prestigiosissima griffe. Il fenomeno di Amsterdam lascia ufficialmente il Milan nel gennaio ’95, dopo avere vinto tre Campionati, tre Supercoppe Italiane, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali.

Gullit reincarna il prototipo del giocatore perfetto: dotato di un’incredibile forza fisica,di un elevatissimo tasso tecnico e di una incredibile esplosività, è giustamente considerato uno dei più grandi giocatori mai esistiti.

Paolo Fulgosi

Impostazioni privacy