Altro che “mal di pancia”!

Lodato il giorno in cui, benedetto il momento che, grazie a chi ha inventato questi sensazionali “mal di pancia”. Roba da non poterne più fare a meno se il risultato è questo. E se quello di Fantantonio Cassano può “contare” fino a un certo punto, ben più importante è l’attacco di gastrite che aveva evidentemente afflitto il nostro svedesone preferito. Averne di dolori del genere, no? Forse ci siamo, forse possiamo partire ufficialmente, dopo la parentesi Pechino, con la stagione 2011/2012. Forse possiamo tornare a contare al 100%, con qualche settimana di ritardo, sul signor Zlatan Ibrahimovic. E la terza domenica di ottobre, la prima di pieno autunno metereologico, diventa decisamente più bella e rilassante.

Recuperi su ogni pallone, alla faccia della stanchezza, fisicità che splende come i giorni migliori, alla faccia della stanchezza, assist e tocchi di palla da urlo, alla faccia di una stanchezza che andrebbe davvero brevettata. Verrebbe voglia anche a me di esser stanco, di aver tanto, tanto mal di pancia. Questa prova di Zlatan, forse enfatizzata dal sottoscritto, ma credo a ragione, riconcilia col calcio del nostro Milan, che cerca sempre più una propria identità, ma che, inutile sottolinearlo, non può (ancora) prescindere dalla presenza del gigante borbottante, di quello che si fa amare, che poi è bravo a farsi odiare, ma che è e resta indiscutibilmente il singolo più incisivo in una squadra di club che non sia il Barcellona. Tutti lo cercano, infatti, ma il progetto rossonero è troppo succulento e velatamente ambizioso per lasciarselo scappare.

E ora il Bate Borisov, con la ferma volontà di restare davanti al Barcellona, con la necessità di essere guidati da chi, si sa, in fondo in fondo non lascerà il calcio almeno fino a quando non solleverà quella magica e maledetta coppa dalle grandi orecchie. Signori, l’Ibrahimovic di questa sera ha fatto capire che cosa vuole, ha messo tutto se stesso per riprendersi la squadra e i tifosi, ha realizzato con i piedi prodezze ben più importanti di semplici parole, pronte ad essere spazzate alla prima folata di vento. Resta o non resta? Lascia o raddoppia? Poco importa quando San Siro può ammirare col suo abito più bello il genio di un meraviglioso e meravigliosamente antipatico poeta del calcio.

Impostazioni privacy