Atene da record, Diavoli in Paradiso!

23 maggio 2007. Vittoria, rivincita, vendetta. Chiamatela come volete. Ore 22.31 di un mercoledì qualunque per alcuni, sotto le coperte per altri e davanti alla tv sperando in Benitez & Co. per molti. Ore 22.31 di un mercoledì storico per i rimanenti, quelli buoni, sparsi tra lo stadio Olimpico di Atene, Piazza Duomo o il vecchio, consueto e sempre comodo divano. C’era una volta Istanbul. Crollare per poi rinascere dalle proprie ceneri, dopo soli due anni, dopo lo scandalo del calcio italiano del 2006, dopo aver annientato lo United. Con il solito Carletto, con l’alieno Kakà e con il solito e alieno Inzaghi.

Una notte indimenticabile, ricca di immagini: seria e concentrata quella di Pirlo sulla punizione del vantaggio, quasi in lacrime quella di Pippo dopo il 2-0, quella di Kakà (e della sua maglietta) distese sull’erba della Grecia appena conquistata, quella arrabbiata di Benitez che si rammaricava per il poco recupero. Quella di Paolo Maldini che alza al cielo la settima Champions League rossonera, la quinta personale: leggenda vivente. In mezzo il Liverpool, padrone del campo nel primo tempo ma sotto nel punteggio, pericoloso nella ripresa ma sotto nel punteggio. Minuto 44, minuto 82: omero e astuzia. Minuto 89: brividi e paure. No, non questa volta. Perché Atene suona meglio di Istanbul, perché per la settima volta nella sua storia il Milan è campione d’Europa. Perché dopo questo successo i rossoneri diventano il club più titolato del mondo. Tormentone per alcuni, melodia per noi.

La serata degli aneddoti. Quello di Ancelotti che ha parlato di una squadra più preoccupata ai risultati del Liverpool che ai propri, entusiasta alla rete di Raul Garcia che aveva permesso ai Reds di arrivare in fondo (o quasi). Come le nottate senza sonno di Inzaghi, mattatore e mostro di quell’incubo, questa volta per loro. Esultanze, abbracci e clacson. Storia.

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