Il nostro 2011: chi sale e chi scende

In casa Milan, il bilancio dell’anno solare appena conclusosi non può che essere positivo. Due titoli vinti, Campionato e Supercoppa Italiana, e un inizio di 2011/2012 da protagonisti della Serie A. L’ obiettivo è infatti ripeterci, sperando inoltre di accedere al tabellone principale della Champions League. Niente male, insomma. Passiamo ora ai singoli. In questo borsino, si parlerà infatti degli elementi più decisivi di questo 2011 e di chi ha invece toppato e deluso.

Tra le più piacevoli sorprese, troviamo Ignazio Abate. Guidato da Allegri, il laterale destro campano è divenuto il nostro tedoforo di fiducia ed è riuscito ad imparare alla perfezione i movimenti inerenti la fase difensiva. Dal nostro out di destra, ormai da più di un anno, non passa lo straniero. Abate è cresciuto incredibilmente anche sotto il profilo tattico e della personalità. Ignazio è adesso in grado di alternare, in base alla situazione, la fase difensiva e la fase offensiva, conducendo entrambe con assai soddisfacenti risultati. Bisogna infine segnalare che i suoi cross sono diventati molto più precisi.  IN RIALZO

A poche settimane dai botti del Capodanno scorso, dall’Olanda, arrivava Urby Emanuelson. Dotato di incredibile dinamismo e di discreta tecnica, il ragazzo avrebbe dovuto divenire il padrone della fascia sinistra. Ma così non è stato. Troppo esile fisicamente per giocare in difesa, Emanuelson è stato spostato prima a centrocampo e, poco dopo, sulla trequarti. Risultati pessimi. Urby viene costantemente penalizzato dal suo fisico minuto, che non gli consente di competere con i giganti che popolano il nostro campionato e da un senso del gioco del tutto scadente, che oscura le sue abilità di contropiedista. Da condannare sono anche la sua scarsa lucidità sottoporta e la sua inconsistenza nei momenti decisivi. Per quanto visto fino ad ora, non ci siamo proprio.  IN RIBASSO

Grazie a lui, il reparto arretrato gode di totale tranquillità e il centrocampo può addirittura concedersi sporadiche sbavature. Giocare al suo fianco è il sogno di qualsiasi center back. Giocare al suo fianco è un onore.  Parliamo ovviamente di Thiago Silva, il difensore centrale più forte al mondo. Il 2011 è stato senza ombra di dubbio l’anno della sua consacrazione. Puntuale, preciso, in possesso di una velocità supersonica, di un gioco aereo ineccepibile, di un’eccellente visione di gioco, di un assai invidiabile senso della posizione e di un anticipo senza eguali, Thiago è la nostra colonna. Gli errori da lui commessi, in questo anno solare, si contano sulle dita di una mano. Implacabile e maledettamente costante.  IN RIALZO

L’enorme bagaglio tecnico non si discute. L’incredibile visione di gioco e il carisma nemmeno. Peccato che Clarence Seedorf, per via dell’età, non costituisca più una garanzia. Compassato e spesso svogliato, specie quando entra a gara in corso, Seedorf rallenta il nostro gioco e rende prevedibile la nostra manovra. Utilizzato una volta ogni tanto, capita che possa ancora regalare buone prestazioni. Schierato per il rush finale, come accaduto in questo 2011, dal momento che la stanchezza altrui inizia a farsi sentire, può darsi che possa ancora fare la differenza. Ma, per la gran parte della stagione, il suo impiego è controproducente. L’ora di appendere gli scarpini al chiodo, prima o dopo, giunge per tutti. Clarence non fa eccezione. Il suo acume intellettivo gli permetterà di fare strada nel mondo dirigenziale. Calcisticamente, sarebbe però meglio che dicesse ufficialmente basta.  IN RIBASSO

Avrebbe dovuto diventare un top player di livello mondiale. Peccato che abbia mancato l’evoluzione finale. Trattasi di Alexandre Pato. E’ vero, visti i pesanti gol realizzati, lo Scudetto vinto porta la sua firma. E’ altrettanto vero che la promessa di Porto Alegre ha sempre mostrato una pronunciatissima superficialità. Mai spietato, anche nelle gare in cui è riuscito a risultare determinante, il papero ha sempre dato l’impressione di potere dare di più. Segnaliamo inoltre che non ha ancora migliorato il suo modo di difendere la sfera. Stendiamo poi un velo pietoso circa l’inizio della stagione in corso. Appesantito, leggero e svagato. Eccetto i primi 24” del big match del Camp Nou, Pato non è mai riuscito a convincere. Il suo potenziale è enorme. Ma non basta. Un vero campione deve essere continuo nel rendimento, mai appagato e sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Così, per Alexandre, non è ancora.  IN RIBASSO

Se Pato imparasse da Ibrahimovic cosa significhi essere continuo e determinato e a coprire il pallone a dovere, sarebbe il top. Zlatan, in questo 2011 rossonero, è stato indubbiamente il miglior effettivo della nostra rosa. Sempre determinante nei momenti importanti, mai deludente. L’unico neo è costituito dalle due espulsioni consecutive. Ma, guardando la situazione nella sua complessità, bisogna affermare che, ai fini dei nostri trionfi, il contributo di Ibra è stato preziosissimo. Indispensabile. Che giocasse bene o che giocasse male, che fosse in forma o che non fosse in forma, Zlatan ci ha risolto la maggior parte degli incontri più spinosi. Mai metterlo in discussione. Quando ci si trova in difficoltà, verticalizzando per il fenomeno di Malmoe, tutti i problemi vengono magicamente risolti. Non occorrono particolari schemi di gioco. E’ sufficiente lanciare per Zlatan. L’importante apporto di Ibra, la cui sola presenza atterrisce gli avversari, è un abituè. Non sottrae spazio alle altre punte, ma ne crea. Goleador e assistman. Un’autentica certezzaIN RIALZO

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