#2 – IBRA: l’arma dello scudetto, l’uomo della prova tv

Secondo episodio dei retroscena che ci accompagneranno fino al big match di sabato. Un appuntamento che, romanticamente, abbiamo deciso di intitolare “EX”: cinque campioni che hanno scritto la storia sia del Milan che della Juventus, o che la stanno ancora scrivendo, raccontati dalla nostra redazione.

Ci sono persone nate per vincere. Uomini di ghiaccio (non a caso proviene dalla Svezia), pezzi rari, poco umili, a volte antipatici ma mai banali. È bastato questo per far diventare Zlatan Ibrahimovic l’uomo più discusso e vincente del calcio attuale, copertina di mille discussioni, interrogativi e mal di pancia. Su di lui si è detto di tutto e di più, forse troppo. Lui, nel suo libro, ne ha raccontate di cotte e di crude, forse troppe. Alzi la mano chi non vorrebbe, almeno per un minuto, essere come lui, con quel carisma quasi impossibile da comprendere, praticamente impossibile da trovare altrove. Di Palloni d’Oro non ne hai mai vinti perché, dice, “non mi serve ricevere questo riconoscimento per sapere che sono il più forte di tutti”, di scudetti, invece, ne ha vinti 8 su 8 negli ultimi otto anni.

Dichiarazioni col broncio, sorrisi col contagocce ma prestazioni sontuose. È proprio vero che in campo si è davvero un’altra persona, completamente diversa da quella al di fuori. Nella Juventus così come nel Milan. In bianconero, uno scudetto (e un altro revocato), con i rossoneri uno scudetto; sia a Torino che a Milano tante polemiche, tanti rossi e tante squalifiche. Date la palla a lui e non vi preoccupate, prima o poi la metterà dentro. Dategliela male o non dategliela proprio e lui un modo per segnare lo troverà lo stesso. Non provate a fare i furbi con lui, perché oltre ad avere i piedi buoni ha anche due mani…

Mai modesto, sempre irriverente. Chissenefrega. Numero uno prima per la Juve e poi per il Milan, “zingaro” prima per il Milan e poi per la Juve. Scusate l’invidia. Arrivato in Italia nel 2004 nel club bianconero di Moggi (bei tempi quelli per loro), dopo un inizio un po’ timido, Ibra si è fatto conoscere in campo e si è dimostrato essenziale, nel bene e nel male. Tornato a Milano nel 2010, sponda rossonera, non ha fatto altro che confermare la sua supremazia.

Nonostante i tanti e corretti cartellini rossi conquistati, nonostante le reazioni scomposte che ormai fanno parte della sua etichetta. Dalla Juve, all’Inter al Milan, passando e poi scappando dal Barcellona che vinceva tutto. Robe da matti. Robe da Zlatan Ibrahimovic.

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