21 gol in 24 partite: potrà sbagliarne una?

Il tifoso rossonero da questo punto di vista è molto simile a quello nerazzurro. Infondo la città è la stessa, le origine, la mentalità, gira e rigira, sono sempre quelle. E così, dopo una brutta sconfitta a Roma contro la Lazio, ecco che scoppia il caso: Ibra che in in primavera non gira più, si spegne, come le candeline sulla torta. Un attimo, un battito di ciglia e nulla va più. La macchina perfetta Ibrahimovic si inceppa, il Milan incomincia a perdere punti e tutti addosso allo svedese. Ma stovolta la storia è diversa.

La società è dalla sua parte, l’allenatore è dalla sua parte, i compagni sono dalla sua parte, i numeri sono dalla sua parte. Tutti tranne i tifosi. Ebbene sì, perchè 21 gol in 24 partite ufficiali non bastano a sfatare il tabù dell’Ibra grande con le piccole e piccolo con le grandi. Ma andiamo con ordine. La stagione del Milan incomincia ad agosto, con la prima coppa sollevata proprio grazie allo svedese: a Pechino è infatti Ibra che pareggia il vantaggio di Sneijder nel primo tempo e spiana la strada al raddoppio di Boateng. Il mese successivo si apre ancora nel segno di Zlatan, che firma il primo gol in campionato del Milan nel 2-2 casalingo contro la Lazio.

Ottobre, novembre, dicembre: campionato o Champions League, Ibra è una sentenza a cui non si può sfuggire. E anche in Europa, dove Ibra sparisce, il tabellino della fase a girone segna “Ibrahimovic 4 gol in 4 partite”, di cui uno col Barcellona a San Siro nel derby del Mondo. E il tabù che segna solo con le piccole è sfatato, con prestazioni anche in campionato dove l’unico sufficiente risulta essere sempre lui. Ma non basta, il tifoso del Milan vuole sempre essere in alto e la rincorsa alla Juventus di Conte che scappa e prova a fare il vuoto alle spalle è affidata sempre al genio di Malmoe, che prima della sosta natalizia si accontenta, per modo di dire, di 11 gol e 2 assist in 14 partite. Ma in questi dati manca quel dato fondamentale del fattore-Ibra: con lui in campo, ogni palla alta è in cassaforte, in ogni lancio in profondità crea scompiglio. Con Ibra è tutta un’altra cosa.

Anno nuovo, stesso Ibra. 5 partite, 5 gol e 2 assist: uno per Boateng a Bergamo e l’altro per Nocerino contro il Cagliari con uno stop di petto a seguire per il compagno da cineteca del calcio. Perchè Ibra non è solo un attaccante che segna, è un padre che diffonde sicurezza a una squadra, a uno stadio, a una tifoseria. Ibra è un modo di essere: decisivo in campo, scontroso fuori e superiore alle (immeritate) critiche. E a noi piace così.

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