#1 – PIRLO: dall’HD al bianconero, dai trionfi alle parole

Parte oggi e ci accompagnerà fino a sabato un appuntamento che, romanticamente, abbiamo deciso di intitolare “EX”: cinque campioni che hanno scritto la storia sia del Milan che della Juventus, o che la stanno ancora scrivendo, raccontati dalla nostra redazione.

Il calcio è pieno di storie come questa. Storie di vittorie sul campo, di trofei sollevati, ti emozioni continue. Poi improvvisamente arriva una persona, il nuovo allenatore di una squadra, è la tua carriera termina in un istante. E così 10 anni di Milan, coronati da 41 gol in 401 presenze, vengono sostituiti da 1 gol in 24 presenze di Juventus, dove Andrea Pirlo ritrova – o almeno così lascia intendere – il sorriso che a Milano con l’arrivo di Allegri aveva smarrito.

Siamo nell’estate del 2001 quando Milan e Inter decidono di scambiare due giocatori: in nerazzurro approda Guglielminpietro, mentre in rossonero arriva un allora 22enne Andrea Pirlo. Giunto a Milanello come rincalzo di Gattuso e Ambrosini, il genio di Brescia ci mette poco a impossessarsi delle chiavi del centrocampo del Milan: a causa dei continui infortuni dei due infatti, Pirlo riesce a collezionare 2 gol in 29 presenze. Poi ecco la svolta nel novembre del 2001: con l’arrivo di Ancelotti, Pirlo cambia posizione di gioco, passando da trequartista a regista davanti alla difesa.

Ed è proprio in questa zona del campo che Pirlo fa la sua (e la nostra) fortuna. Si dice che il calcio sia diviso in due categorie: i giocatori che inventano e quelli che non inventano calcio. Pirlo non rientra in nessuna delle due categorie: lui è il parametro onnisciente che decide le sorti di un calciatore. Inventa passaggi non pensabili dalla mente umana, trova compagni dispersi nell’area avversaria, dipinge traiettoie sconosciute. Ed è su di lui che il Milan di Ancelotti basa le proprio vittorie: due Scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana; due Champions League, due Supercoppe Europee e un Mondiale per Club. Senza dimenticare che trascina l’Italia nel 2006 alla vittoria del Mondiale in Germania.

Poi ad un certo ecco il lupo cattivo: mister Allegri. Sembra un paradosso, ma al Milan dello spettacolo il Conte Max preferisce il Milan della corsa e dei muscoli, dove non c’è posto per Pirlo. Un contratto troppo alto e la ricerca di nuovi stimoli sono il pretesto ideale per cambiare aria, traferendosi a Torino sponda Juventus. E sabato la Vecchia Signora torna a San Siro in uno scontro d’altri tempi, in uno scontro scudetto. Con un Pirlo (e troppe parole) in più ma tante, tante, tante vittorie in meno. Stile Milan, come sempre.

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