Generale, mio Generale

L’intensità, prima del tempo, è da considerarsi la discriminante principale capace di rendere un rapporto davvero speciale. Sabato davanti alle telecamere di Milan Channel abbiamo avuto una dimostrazione pratica di questo banale concetto. Durante l’intervista nella quale Mark Van Bommel ha salutato il popolo rossonero, le sue lacrime sincere hanno sorpreso tanti. Alzi la mano chi si aspettava di veder piangere in modo così nitido il “Generale”. Chi poteva immaginarsi che l’omone di Maasbracht, un duro, durissimo in campo, potesse svelare così tanto le sue emozioni.

Per me non è facile lasciare questi colori anche se solo dopo un anno e mezzo – ha spiegato con le lacrime agli occhi – Fin dall’inizio mi avevano detto che avrei trovato una famiglia e questa squadra è davvero così. Qui sono stati tutti straordinari con me fin dal primo giorno, voglio ringraziare tutti. Forza Milan!”. Diciotto mesi di Milan hanno indelebilmente segnato Mark e lui ha fatto altrettanto coi suoi tifosi. E’ stato capace di forgiare un centrocampo inedito per queste latitudini, tanto acciaio e poca seta. Abbiamo imparato da subito a fidarci del suo modo di intendere il gioco.

Sin dalle primissime partite si è percepita la sua personalità, una presenza capitale, in grado di far silenziosamente la differenza in ogni partita, in qualsiasi competizione. Ha condotto il Milan in sicurezza verso il suo diciottesimo scudetto, facendo incassare solo 7 gol nell’intero girone di ritorno dello scorso campionato, sbarrando letteralmente la strada a tutti i reparti offensivi della serie A. Ha alzato il livello della squadra anche in Europa, contribuendo con la sua grande esperienza, all’approdo ai quarti dopo un lustro di latitanza. Forse il mal di schiena che l’ha bloccato un mese tra marzo e aprile, è stato uno dei fattori determinanti che ci ha esclusi dalla Champions League e complicato la lotta al tricolore.

Lascia il Diavolo perchè vuole giocare ancora integro fisicamente e per devozione, un ultimo anno al PSV, il club che l’ha instradato al successo. Lascia Milanello un altro grandissimo Campione, di quelli che siamo abituati ad accogliere, ma che fatichiamo a congedare per la loro immensa classe dentro e fuori dal campo. Personaggio come lo sono stati Laudrup, Beckham, Redondo o Rivaldo, tanto diversi quanto simili per professionalità, blasone e dedizione.

A noi, non rimane che ringraziarlo, proprio come ha fatto lui dopo il triplice fischio di ognuna della 50 partite nelle quali ha indossato la numero 4 rossonera, a San Siro come in trasferta, sempre con il suo incedere fiero e a testa alta, nelle vittorie come nelle sconfitte. Proprio come si confà ad un Generale.

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