Gattuso ringhia: “Via perché non stavo bene nello spogliatoio”

Quello che si presenta ai microfoni di France Football è un Gattuso ferito nell’orgoglio per come si è consumato l’addio ai colori rossoneri. I sassolini nelle scarpe dell’ex numero 8 vengono piano piano fatti uscire tutti. E dopo le parole su Allegri, ecco anche le critiche alla società che per 13 anni è stata la sua casa: “Me ne sono andato perché non stavo bene in uno spogliatoio che un tempo era molto più facile da gestire. Gli ultimi due o tre mesi ho notato cose mai viste in 13 anni di Milan”.

“Con il fatto di essermi ammalato agli occhi, -continua Gattuso-, non ho potuto essere sempre presente, ma la malattia mi ha fatto vedere le cose da un altro punto di vista. Arrabbiato, deluso, probabilmente nostalgico di Milanello: “Quando c’era un allenamento alle 9,30, in molti arrivavano appena dieci minuti prima e nessuno diceva nulla. Io arrivavo con tre quarti d’ora d’anticipo, magari per fare esercizi, massaggi o solo per prendere un caffè in tranquillità, secondo una cultura frutto di anni d’esperienza. Oppure quando c’era il pranzo all’una, certi arrivavano anche con 15 minuti di ritardo. Insomma c’era mancanza di rispetto delle regole”.

Lontano da Milano, Gattuso ha trovato una nuova sfida sulla proprio strada: si tratta del Sion, squadra Svizzera che dopo tre giornate dell’inizio del campionato guida la classifica a punteggio pieno: “In una rosa di 25 giocatori se le regole non vengono rispettate c’è subito casino. Era una situazione che innervosiva molto gli anziani del gruppo. Così ho capito che era arrivato il momento di andarmene, anche se c’era un contratto di un anno pronto da firmare”. Forse il vero calcio è questo qui, dove devi farti le cose da te”, conclude Gattuso con la consapevolezza che emozioni come quelle vissute in 13 anni di Milan, difficilmente le proverà da qualsiasi altra parte. Nel bene e nel male.

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