Bojan: “Al Milan credono in me, il derby il momento più bello. La Serie A mi piace, spero di diventare importante in futuro. Vorrei un San Siro più caliente…”

Forza MilanBojan da record. 22 anni, 22 sulle spalle. Giovane ma vincente, dopo aver vissuto e scritto in prima persona la storia del Barcellona. Tre campionati, una Coppa e due Supercoppe di Spagna, due Champions, una Supercoppa Europea e un Mondiale per Club. Un palmares strepitoso, ma i numeri da brivido non sono finiti. E’ stato il più fresco esordiente nella Liga e marcatore in campionato, ma è anche il più talento più candido a debuttare in Champions e il secondo fiorente marcatore più prolifico di sempre nella storia delle competizioni europee. Votato nel 2007-2008 “miglior giocatore rivelazione” dalla famosa rivista spagnola “Don Balòn” è anche il realizzatore numero uno della “cantera” blaugrana con ben 648 reti segnate in gare ufficiali.

Bojan Krkic si racconta in un’intervista alla rivista ufficiale rossonera Forza Milan: Devo dire che in Italia sento di stare migliorando molto. Il lavoro è soprattutto sulla capacità di creare e di trovare spazi quando uno gioca: per questo è tanto importante imparare a muoversi senza palla. Parallelamente bisogna sfruttare al massimo le occasioni, giocando meno palla al piede: un giocatore deve essere sempre pronto e bravo a concretizzare la propria azione. In Spagna il calcio è un po’ diverso, per certi versi più divertente perché si tiene molto di più il pallone. A centrocampo si hanno più spazi e quindi la manovra è più veloce e spettacolare. Meglio il calcio italiano o quello spagnolo? Un anno fa avrei detto il secondo, ma oggi la mia idea è cambiata. Sto imparando ad apprezzare la Serie A perché per giocarci ci vuole grande impegno, non posso dire che lo preferisco alla Liga, ma in Italia si gioca un calcio importante. Servirebbe importare dalla Spagna la filosofia, che non è molto difensiva”.

Una delle mancanze principali, vista anche dagli occhi esterni di Bojan, è la carenza di pubblico negli stadi: Nel mio Paese l’atmosfera negli stadi è più ‘caliente’, la gente si fa più sentire. Avere uno stadio pieno magari non fa la differenza, senza dubbio però un calciatore che esce dal tunnel in uno stadio pieno è più carico. Preferisco uno stadio piccolo e pieno che un impianto grande ma vuoto. Anche se il massimo sarebbe vedere San Siro tutto esaurito, come successo contro l’Inter e la Juventus. Gli stadi vuoti ci sono anche in Spagna, molti club stanno facendo delle promozioni per riportare le famiglie a vedere le partite: alla fine il calcio è uno sport popolare e andare allo stadio è un momento di svago per staccare dal lavoro”.

Il presente da difendere si chiama Milan: “Qui mi sento parte del progetto e credo di star facendo un buon lavoro. Manca ancora tanta strada alla fine del campionato e devo continuare a sudare, senza dimenticare che il calcio non ha memoria: la gente si ricorda solo dell’ultima partita, bella o brutta che sia, e ti giudica di conseguenza. Mi piacerebbe diventare una persona importante per questo club, oggi e in futuro – promette Bojan –. Quando le cose andavano male si è cercato in Allegri il colpevole ma fortunatamente ci siamo rialzati grazie al lavoro quotidiano e alla consapevolezza della forza del gruppo. Ora l’importante è confermare la fiducia in noi stessi attraverso altre vittorie in campo. Abbiamo trovato la continuità di risultati che ci è mancata ad inizio stagione e un po’ di fortuna, visto che ad inizio anno a volte meritavamo il gol e invece lo subivamo. La qualificazione agli ottavi di Champions League ci infonde morale: aspettiamo il sorteggio.

Sul momento rossonero più bello Bojan non ha dubbi: “Direi il derby. Mi è piaciuto per come la gente lo vive: i tifosi sono venuti a sostenerci, lo stadio era pieno. Ci è mancato solo il risultato. Milano? Mi piace, è ordinata, tranquilla e la gente è rispettosa. Puoi fare un giro in centro senza essere disturbato e la gente è educata, anche quando chiedono foto ed autografi, cosa che capita un po’ più spesso fortunatamente. Passioni? Sono molto legato alle mie origini e appena posso torno in Spagna come farò a Natale. Amo mangiare bene e curare il mio corpo, ma non sono un grande cuoco: a pranzo resto a Milanello e a cena esco, se rimango a casa scelgo un piatto di pollo in padella e via”.

Questo è Bojan, tra un passato da prescelto e un futuro da bravo ragazzo: Ho mosso i primi passi da calciatore con la squadra del mio quartiere, il Bellpuig. Quando andammo a fare un torneo in Francia ricordo che c’erano tanti osservatori del Barcellona che poi mi hanno chiamato a fare un provino, anche grazie al fatto di essere stato il capocannoniere di quella manifestazione. Io sono stato scelto e ho cominciato dalla quadra più giovane, se fossi arrivato l’anno prima non avrei potuto giocare. Poi ho trascorso tutta la trafila nel Barça. Futuro? Vorrei creare qualche per la gente del mio paese, occuparmi dei ragazzi ed aiutarli a crescere nel mondo del calcio. Mio papà (serbo, è stato un buon attaccante negli anni ottanta) dice che alla fine diventerò un allenatore: anche se dovessi scegliere questa strada, credo che mi dedicherei comunque ai giovani”.

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