I “diritti” di Berlusconi e i “doveri” di Allegri: un Cavaliere pigliatutto

P. Di Rienzo - Caporedattore SpazioMilan.it
P. Di Rienzo – Caporedattore SpazioMilan.it

Ci sono due verità su Silvio Berlusconi e il suo modo geniale (quasi sempre) di comunicare. La prima è che il Cavaliere tende ad essere sempre spontaneo, il più lontano possibile dallo stile democristiano della Prima Repubblica dalla quale ha sempre voluto segnare una netta discontinuità. La seconda verità è che nasconde dietro quella spontaneità, che a qualcuno a volte sembra pure ingenua, la voglia di dire la verità, di come la pensa realmente su certi argomenti e far così arrivare messaggi precisi. E’ avvenuto così negli ultimi mesi del suo rapporto col Milan e Massimiliano Allegri. Ed è stato così anche ieri sera, quando l’ex premier è tornato sull’argomento dopo la cena di Arcore.

Con Allegri il rapporto è sempre stato molto cordiale, c’erano però delle visioni diverse, specie su alcune decisioni da prendere verso alcuni atleti”, ha detto Berlusconi, ammettendo così, come peraltro era emerso dalla nota ufficiale diffusa domenica sera, che con il tecnico livornese ci sono stati diversi contrasti. Le parole di ieri sera, pur non citando episodi specifici, accendono la spia sul nome di Stephan El Shaarawy, vero pupillo del patron rossonero, lasciato in panchina da Allegri in diverse circostanze, una su tutte contro il Siena nell’ultima gara, decisiva, della stagione. I ben informati raccontano di un Berlusconi infuriato per questa decisione dell’allenatore, al punto da aver ulteriormente rafforzato prima ancora del fischio d’inizio della gara del Franchi l’idea di cambiare.

Quel riferimento ad “alcuni atleti” vola anche al ricordo di Andrea Pirlo, un giocatore che è rimasto nel cuore del Cavaliere, il quale non ha mai smesso di rammaricarsi pubblicamente per averlo lasciato andare alla Juventus. Anche in questo caso, però, il Presidente Onorario del Milan non si è mai sottratto dal lanciare frecciate ad Allegri, reo di aver privilegiato altre strade piuttosto che puntare forte sull’attuale regista della Juve. Un discorso analogo a quello di Ronaldinho e Pato, che non molto tempo fa Berlusconi si lasciò scappare di aver dovuto cedere per “colpa” del suo allenatore toscano.

E poi ci sarebbe anche Robinho, altro pallino di Sua Emittenza. Dopo la mancata cessione al Santos dello scorso gennaio, si era pensato che l’impiego o meno del brasiliano potesse dipendere dalla volontà di non deprezzarne il cartellino. In realtà le chance che ha avuto Binho sono state spesso dipese da una precisa indicazione di Berlusconi. Insomma, “diritti e doveri di un allenatore nel suo rapporto con la società”. Sui secondi le idee sono ancora più chiare, specie dopo la tavolata di Villa San Martino.

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