Kakà, simbolo non ancora finito. Ma che flop davanti a Scolari…

Sono passati quattro mesi da quando la maglia rossonera numero 22 è ritornata sulle spalle del legittimo proprietario: Ricardo Izecson dos Santos Leite, in una parola Kakà. Un nome che significa tanto per i tifosi rossoneri, il cui suono evoca cavalcate devastanti, eleganza e trofei, ricordi di un passato non troppo lontano. Il primo bilancio del Kakà bis dice che Ricky non è un calciatore finito, soprattutto riconsegna ai tifosi rossoneri un simbolo in cui credere.

Insomma il ritorno del brasiliano è tutt’altro che fallimentare, ed il perché è evidente. L’infortunio beffa di settembre sembrava stroncare sul nascere la seconda avventura di Kakà a Milano, ma il destino beffardo non aveva fatto i conti con qualcosa più forte di lui: la volontà di Ricky. O forse voleva solo metterla davvero alla prova. La stessa volontà che, pur di riportarlo al Milan per poi riconquistare un posto ai Mondiali in Brasile, gli ha fatto accettare un abbattimento del proprio ingaggio netto e sostanziale. Scelta economica che non deve assolutamente essere data per scontata, o facile da intraprendere. I numeri di questo primo scorcio di stagione parlano di 4 realizzazioni in 15 presenze, che portano il brasiliano ad un solo gol dai 100 in maglia rossonera. Traguardo che avrebbe potuto già raggiungere, se una leggera e fisiologica flessione nelle sue prestazioni non si fosse verificata nelle ultime settimane.

Ma i dati statistici, seppur positivi, non sono la nota più bella del suo ritorno. Con l’arrivo di Kakà infatti, il Milan ritrova uno straordinario campione dall’innato senso del lavoro, legato tanto ai colori quanto a tutti i protagonisti interni ed esterni al club. Un esempio per i suoi molto meno illustri colleghi rossoneri, ed un simbolo, per cui valga ancora la pena esaltarsi, in un Milan povero e ben diverso da quelli passati. Il brasiliano deve ancora riconquistare una maglia per i Mondiali di casa, e i prossimi mesi saranno decisivi in tal senso. Dopo il Milan, per Kakà è la volta di riprendersi il Brasile.

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