Cinquecento persone legate da un’unica passione: la bella storia del Milan Club Kosovo

Una passione senza confini, un amore, quello per il Milan, che supera la paura di essere respinti alle frontiere a causa della provenienza da un paese non riconosciuto dall’UE e che per i ragazzi del Milan Club Kosovo significa “poter respirare“. La Gazzetta dello Sport ha intervistato uno dei fondatori, Artan Ajeti, che ha parlato alla Rosea dell’immensa gioia di assistere per la prima volta dal vivo ad un match dei propri beniamini in occasione del pareggio contro il Napoli dello scorso campionato, match andato in scena il 14 aprile 2013 e terminato 1-1 coi gol di Flamini e Pandev.

Una passione nata per caso quella del diciottenne Artan: “Tutto iniziò quando mio padre mi regalò una maglia del Milan e qualche tempo dopo vidi la sfida contro il Bayern in Champions, una grande vittoria firmata da Pippo Inzaghi (era il 2007, anno dell’ultima Champions rossonera, ndr)”. Cinquecento iscritti per un club che ha solo un anno di vita, ma ogni volta è un rischio affrontare le trasferte: “Paghiamo i biglietti e prenotiamo vitto e alloggio con la paura che ogni volta i nostri visti vengano respinti. Il nostro è un paese chiuso dall’Ue, e queste vicende politiche influiscono anche sui nostri sogni“.

Ma a superare ogni cosa c’è l’emozione di vedere la squadra del cuore dal vivo, una di quelle cose che non si dimenticheranno mai: “Quella col Napoli è stata la mia partita più bella. Studiavo scienze tecnologiche, ma avevo anche iniziato a lavorare, quindi iniziai a mettere da parte qualche soldo. Feci la richiesta per il visto senza dirlo ai miei genitori, ma quando avvisai mio padre poco prima di partire, lui era felicissimo perchè ero riuscito a realizzare il mio grande sogno“.

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