Non necessariamente nello stesso posto: il dualismo che non c’è

Un dualismo come spesso se ne vedono nelle rose del calcio professionistico; un dualismo che crea una divisione tra chi merita di vestire la maglia rossonera e chi no; un dualismo che per ora non ha motivo di esistere. Stiamo parlando di chi dovrebbe essere il fulcro del gioco rossonero, colui che sta nel centro del campo ha organizzare, imbastire e strutturare questo Milan: Nigel De Jong o Riccardo Montolivo?

Il primo è un vero lottatore, il pitbull del centrocampo milanista. Amato dai tifosi non tanto per le qualità, quanto per la foga, la grinta e la dedizione con cui affronta ogni partita, facile o difficile che sia. Lui al momento è il titolare là in mezzo. Lui rispecchia il carattere dell’allenatore: ciò che gli viene chiesto lo esegue senza risparmiarsi mai, proprio come vuole Mihaijlovic. Il secondo è in ritardo di condizione in quanto rientrante da un lunghissimo periodo di stop. Lui al Milan non ha mai davvero convinto, se non il presidente che lo ha voluto capitano della sua squadra, perché italiano, elegante e intelligente calcisticamente. Le doti di Montolivo non si discutono ma la grinta, oggi richiesta da staff e tifoseria, manca, e questo potrebbe farlo partire con qualche gradino meno nella scala gerarchica nonostante la fascia al braccio.

Tuttavia il problema pare non porsi. Mihaijlovic è tranquillo e scansa il problema. Anche oggi in conferenza gli è stato chiesto di questo argomento, lui senza creare polveroni ha risposto: “Non sono giocatori con un ruolo fisso, perché possono giocare sia da interni che davanti alla difesa. non sono in competizione tra loro. Riccardo non è ancora al massimo perché è tornato da un infortunio: ha caratteristiche diverse e saprà essere importante”. L’accento posto più su Montolivo che su De Jong fa intendere che anche al tecnico è evidente che chi ha più bisogno di sostegno è l’italiano, ma col serbo in panchina nessuno parte escluso. Il campo parlerà.

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