La parabola discendente di Diego

Natale, tempo di regali. Tanti, alcuni non graditi, altri ancora inaspettati. Come quello che ha riservato Diego Lopez nei confronti dell’Ac Milan: infortunio datato 2 novembre e conseguente allontanamento dai campi di Milanello. Chissà ancora per quanto: i più esperti parlano di guaio muscolare, i più scettici di perdita di fiducia, in sé stessi e nei confronti di allenatore e squadra. Già, perché la famosa tendinopatia, semmai ci fosse stata, sarebbe ormai bella che conclusa e l’ex numero uno rossonero potrebbe ritornare agli ordini di mister Mihajlovic. Come vice questa volta. Perché non sarà facile togliere il posto da titolare ad un ragazzino che seppur inesperto e non ancora patentato, ha dimostrato di possedere doti eccelse ed una tranquillità disarmante, in grado di dirigere tutta la linea difensiva e di difendere porta e risultato.

198 cm di altezza e 16 anni da una parte, 196 cm e 34 anni dall’altra. Di certo inferiorità statuaria e data di nascita non c’entrano con la sua esclusione, c’entrerebbero di più insicurezza e cattiva gestione della palla dimostrate sin dalla prima uscita contro la Fiorentina, per lui ben due gol subiti. Una prima parte di stagione non di certo rosea per l’ex Real Madrid che ha poi continuato nella sua escalation negativa nelle uscite contro Palermo, non perfetto sul primo gol di Hiljemark, e nel pareggio contro il Torino, ancora suo l’errore decisivo per l’1-1 granata. Mai uscito indenne dal campo, se non contro il Perugia in Coppa Italia. Per lo spagnolo almeno una rete subita a partita, se non addirittura quattro contro il Napoli di Maurizio Sarri. A conti fatti l’ex Real Madrid non avrebbe scuse: 14 reti subite e un cartellino giallo nel suo palmarès. Media del tutto rivedibile, così come le diverse uscite in presa alta e le altrettante amnesie davanti alla propria porta.

Sassuolo è stata la partita decisiva per il passaggio di consegne tra l’ex numero uno e il ragazzino di Castellammare di Stabia che con lo stesso numero di partite disputate ha saputo subire soltanto 7 reti, rimanendo a porta inviolata contro Carpi, Chievo e Atalanta. Il Pulpo Gallego, vera sicurezza dello scorso campionato, tutti ricorderanno l’hashtag #savediegolopez, non è riuscito a riaffermarsi al secondo anno e a dare solidità ad un reparto che seppur reinventato, contava di un ulteriore innesto, quello di Alessio Romagnoli. Lui, il vero protagonista di un 2014 da dimenticare, che lo aveva visto condottiero della banda targata Filippo Inzaghi e nei panni di un eroico Robin Hood in più di una circostanza. Il rigore intercettato contro la Lazio, le parate contro Napoli e Roma, le 28 presenze in campionato e i 42 gol subiti. Troppi forse, ma di certo non tutti per causa sua. Una parabola discendente che andrebbe ad aggiungersi a quella madrilena, che seppur conclusasi nel migliore dei modi, non vide il rinnovo del suo contratto. L’alto ingaggio ora non sarebbe sopportabile per le casse di Milanello, 2,5 milioni di euro netti a stagione sono troppi per un portiere che si è visto defraudato di fiducia e titolarità.

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