Dispetti, sgarbi e rottura con Gancikoff: Galliani rischia il posto

Ne resterà soltanto uno. E l’ago della bilancia sarà la cessione o meno del Milan. Se alla fine ci sarà il passaggio di proprietà, allora, nel nuovo Diavolo, non ci sarà più posto per Galliani e in sella rimarrà il solo Gancikoff. Qualora le cose non dovessero andare verso il corso cinese, tutto resterebbe come prima e l’attuale ad continuerebbe ad avere in mano la gestione sportiva del club. Alla base di tutto, comunque, c’è che la convivenza tra i due è naufragata ancor prima di iniziare. È questo il quadro societario dipinto dai colleghi di Tuttosport.

Nicholas Gancikoff

Avrebbero dovuto gestire e coordinare, passo dopo passo, il nuovo Milan. Così non sarà. I due, rivelano i colleghi, sarebbero già entrati in rotta di collisione. Uno troppo abituato ad agire in prima persona, l’altro già con atteggiamenti da “padrone del club che contatta agenti e procuratori“. Due asteroidi destinati a schiantarsi, fracasso inevitabile. Il mercato bloccato per mancanza di risorse ha ulteriormente inasprito i rapporti, ed i dispetti incrociati hanno aggiunto il tocco finale alla vicenda: Galliani sceglie Arbeloa, Gancikoff dice di no; Gancikoff sceglie Caceres, Galliani dice no. Ma senza più scadenze certificate per la firma, il Diavolo non può permettersi di rimanere ingabbiato tra ripicche e sgarbi quasi infantili. Tra le parti c’è l’estrema necessità di trovare un compromesso, duraturo anche solo per agosto, in modo da garantire qualche rinforzo alla “sconsolato” Montella.

Berlusconi, in questa vicenda interna, non ha voluto metterci becco. Nonostante Galliani gli abbia chiesto di prendere una posizione nel corso dell’ultimo incontro ad Arcore. Forse non può farlo, o forse anche il patron è ormai sconsolato. Le situazioni psicofisiche non sono delle migliori e, dopo 30 anni, ha deciso di vendere la propria creatura ad un fondo di cui non riconosce nemmeno un volto. Comprensibile come possa essere attanagliato dai dubbi, ma, parere di esperti di finanza, è difficile pensare che possa saltare tutto ora, ad un punto così avanzato delle trattative. Le perplessità, presidenziali e non, rimangono. Solo il closing (se mai ci sarà?) fornirà luce e certezze.

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