Calabria, a sinistra non ci siamo. Lezioni da imparare per crescere

Tre indizi fanno una prova, ma nel calcio bastano anche due partite. Quando una squadra presenta una pletora di giovani, un’andamento altalenante è da mettere in conto, sia a livello complessivo che singolarmente. Così il Diavolo si ritrova a doversi leccare le ferite, infilzato dagli imprendibili folletti offensivi schierati da Maurizio Sarri. Tra Insigne, Mertens e Callejon, è stata una serata difficile per la retroguardia rossonera, sopratutto per uno scombussolato Davide Calabria.

Nel percorso di crescita di un ragazzo, è intellettualmente corretto elogiare o criticare quando necessario. Dopo le due sfide di campionato contro Torino e Napoli, le prestazioni di Davide sono quantomeno rivedibili, per addolcire il concetto. La carta d’identità recita 6 dicembre 1996, segnale evidente di come la situazione vada pesata oculatamente e gestita al meglio, ma negare che abbia fallito le due prove sarebbe scorretto, anche nei confronti del ragazzo stesso. Ci sono certamente più alibi che colpe, ma quelle poche sono gravi. Contro il Toro è apparso timido, spesso impacciato; ieri sera ha impersonificato la sua metà più caotica, irrequieta, sconclusionata. Dries e José, con la maglia azzurra, ancora ringraziano.Lungi da queste umili colonne gettare la croce addosso ad un fresco ventenne, ma l’assenza del titolare di ruolo si è sentita. Sotto i riflettori di San Siro, si è vista la mancanza di De Sciglio.

Il ragazzo, rientrato a disposizione dopo un tunnel di infortuni ed acciacchi, ha avuto subito due banchi di prova dal coefficiente di difficoltà elevatissimo: prevedibile che li potesse accusare. Averli disputati entrambi completamente fuori ruolo, ha moltiplicato per n volte il quantitativo di problemi da dover affrontare. Poste le dovute premesse, resta la sensazione che Davide abbia mal sfruttato il vuoto di potere creatosi a sinistra, non brillando in nessuna delle occasioni fornitegli da Montella. Era fuori zona, e lo hanno visto tutti, non solo i 54.257 spettatori del Meazza. La conseguenza è stata diretta: errori di misura nei passaggi, di tempi degli inserimenti e delle uscite, conclusioni immotivate (come nel finale) ed appoggi misteriosi senza un destinatario. In attesa che possa apprendere da queste due lezioni, certamente utili per la crescita del nativo di Brescia, è consigliabile che in Tim Cup, contro la Juventus allo Stadium, giochino altri: il veterano Antonelli o il titolare De Sciglio, qualora dovesse recuperare.

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