Persechini: “Montella ama gli spaghetti al dente. Il piatto per domani? La cacio e pepe”

Una foto con Gullit e Borgonovo. “Questa è la notte di Vienna, con due persone speciali. Stefano, poi, era una persona straordinaria, mite, sempre gentile. Non dimenticherò mai il gol che fece a Monaco sotto quell’acquazzone che evitò di portare il Milan ai rigori e ci qualificò”. Comincia così la chiacchierata con Michele Persechini, dal 1988 cuoco rossonero da trasferta e da grandi notti europee”.

Come arriva al Milan? “Sotto consiglio del presidente del Real Madrid Mendoza, che era molto amico di Berlusconi. Al presidente era stato consigliato di avere un cuoco che seguisse la squadra soprattutto all’estero. Lui ascoltò il consiglio e nacque la figura del cuoco per le trasferte del Milan”.

Meglio il campionato o la coppa? “Posso dire che la notte che ricordo sempre con maggiore piacere è stata quella di Barcellona nel 1989, con tutti quei tifosi. Avevo 27 anni. Finita la partita, dovevo rientrare in albergo per preparare da mangiare per tutti: peccato che non riuscivo a trovare un taxi libero. Grazie a Dio ho trovato un tifoso di Cassino (suo compaesano frusinate, ndr) che mi ha dato un passaggio. È stato un miracolo”.

Cosa cucinò quella sera a Barcellona? “Fu organizzata una paella e poi c’erano lasagne, ravioli e tantissime altre cose. Ricordo tanto pesce”.

Riesce ad identificare un buongustaio per ogni epoca, fino ad oggi? “Sicuramente Ancelotti con Sacchi e Desailly con Capello. Con Carlo allenatore, ricordo Pirlo, che oggi è che produttore di vino, oltre a Cafu che diventava matto per i salami che servivo dopo le partite di Champions. Negli anni di Allegri, penso al pignolo Ibrahimovic: gli piaceva la pasta, ma era sempre attento alla cura dei piatti sebbene si trattasse di un menù per atleti. Oggi abbiamo Romagnoli fanatico delle fettuccine al ragù e Montolivo, patito del gorgonzola”.

E il piatto preferito di Montella? “Lo spaghetto, che sia al dente e fatto con una salsa di noci o al pomodoro, con olive taggiasche”.

Qual è stata la trasferta dove ha incontrato più difficoltà? “In Italia mi trovo bene dappertutto, mentre ricordo la fatica dei preliminari di Europa League in Romania contro il Craiova. Abbiamo cambiato due alberghi: nel primo erano abituati a servire due squadre contemporaneamente, non a caso era ospite anche Devis Mangia; nel secondo, a Severin, abbiamo fatto solo un pasto ma sono dovuto uscire la mattina presto a comprare tutti gli ingredienti ed è stata dura”.

Un aneddoto che non ha mai svelato? “Ricordo la prima trasferta di Marcel Desailly. Ero seduto con Nando De Napoli mentre lui mangiava questi spaghetti come se non avesse mangiato altro in tutta la vita. Ad un certo punto Nando gli disse che sapeva mangiare gli spaghetti meglio di un napoletano. E detto da lui…”.

Persechini, qual è un piatto da Inter-Milan? “Essendo Milano, ti viene in mente un classico risotto giallo con una cotoletta. Ma ammetto che mi viene meglio una cacio e pepe, il piatto che conquista sempre tutti”.

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