Inserimenti, qualità e corsa: il centrocampo è risorto?

Siamo molto lontani dalla filastrocca Gattuso-Pirlo-Seedorf che ha allietato per anni i tifosi rossoneri. Quel Milan collaudato e in perfetto equilibrio (o forse no, chiedere all’allenatore attuale, che si faceva i chilometri per tutti) era stato frutto di un lavoro estivo importante con la sistemazione dell’ex numero 21 quale play-maker dai piedi sopraffini. Quindici anni dopo, in estate si erano forse fatti tutt’altri programmi. L’acquisto di Conti e Rodriguez, abili come esterni in un centrocampo a cinque, aveva fatto presagire che il 3-5-2, con Bonucci come indizio ulteriore, fosse l’unica strada possibile da percorrere. Le cose sono andate diversamente, la stagione ha preso quasi subito una piega sbagliata, il Milan ha dovuto attendere tre mesi per vincere di nuovo una partita a San Siro (con il Bologna) dopo il 2-0 alla Spal del 20 settembre.

Oggi però, arrivano timide indicazioni. Pur ancora convalescente e forse mai del tutto sopita la burrasca iniziale, il Milan torna da Cagliari con qualche certezza in più. Il 4-3-3 montelliano, che forse doveva essere confermato sin da subito con qualche acquisto in meno in cambio di qualche certezza in più, si è rifatto il look. Se prima in mezzo al campo si alternavano Pasalic, Sosa, Montolivo e Bertolacci, l’odierna sistemazione con Biglia, Kessié e Bonaventura, pare iniziare a dare qualche frutto. Il Milan in Sardegna ha lavorato più di aratro che di fioretto: Kessié è stato monumentale nel primo tempo eclissandosi poi nel secondo, con la scusante nemmeno troppo leggera di non avere un sostituto all’altezza (Kucka ora non sarebbe tornato utile?) e comunque tenendo la posizione e mettendoci sempre il piede. Biglia, che dovrebbe garantire qualità e possesso, ha avuto il demerito di non far girare il pallone a dovere ma il grande pregio di giocare con la testa senza sprecare troppi palloni, prendendosi falli utili a spezzare il gioco e non abbandonandosi alle sbavature del recente passato. E poi Bonaventura: mai si è risparmiato nella sua vita rossonera e seppur il suo ruolo preferito disti qualche decina di metri più avanti, nei tre d’attacco, Jack ha accettato la “retrocessione” con lo stesso piglio determinato e caparbio.

Non si può certo chiedere, per inclinazione storica, al centrocampo del Milan di contenere e di giocare solo con volontà e dedizione. Fondamentali, certo, ma un reparto così delicato dovrà uscire allo scoperto definitivamente nel tempo, proiettando l’atteggiamento verso la lancetta della proposizione e dell’attacco e non solo del cesello e della volontà. In un momento così importante, con Coppa Italia ed Europa League alle porte, c’è bisogno di tutti. Fra qualche tempo sapremo se, dopo il disordine tattico e la desolante quanto inattesa confusione di inizio stagione, sia finalmente arrivato l’assetto giusto. Come in quella calda estate del 2002.

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