Senza la Champions è alto il rischio di cessioni prestigiose: il quarto posto per blindare Suso

Partiamo dal presupposto che cedere Suso non rafforzerebbe il Milan. Questo se guardiamo gli aspetti tecnici e di leadership che il giocatore ha nei confronti della squadra. Il numero 8 rossonero è l’elemento in più della squadra, l’uomo che Gattuso non toglie mai e che con una giocata può cambiare il senso di una partita bloccata.

Detto questo, gli aspetti da calcolare sono molteplici e spesso non corrispondono con le esigenze di campo e con il volere dei tifosi. La complicata situazione finanziaria impone quantomeno di fare dei ragionamenti. E la sensazione è che senza la Champions, che comunque non garantirebbe la permanenza al 100% dello spagnolo, qualche sacrificio sul mercato andrà fatto. E i due giocatori sopra la media, quelli che hanno un ricco mercato sono sostanzialmente due, Donnarumma e Suso. Se per il portiere le probabilità di vederlo ancora difendere i pali del Diavolo diminuiscono a ogni dichiarazione di Raiola, per l’ex Liverpool il discorso è diverso. Suso ha appena rinnovato e a parole e nei fatti ha sempre dichiarato amore a questa società che da due anni a questa parte lo sta facendo sentire importante e gli ha fatto raggiungere un livello di gioco altissimo. Me nel calcio i sentimenti spesso non esistono o sono subordinati a voleri superiori e se dovesse arrivare un’offerta irrinunciabile (la sua clausola estiva è di 40 milioni) difficilmente verrà messo il veto alla sua partenza.

Questa è la sensazione che aleggia su Milanello e i suoi gioielli, dalla Spagna fanno trapelare vere o presunte voci di un interessamento del Real Madrid. Il Milan per ora ha sempre blindato il suo pupillo e rispedito le avances al mittente anche perchè per proseguire nel progetto di crescita, i rossoneri dovrebbero poggiare le proprie basi su Suso e non farlo partire al primo corteggiamento. La situazione societaria va chiarita al più presto per non vivere un’estate al contrario rispetto alla scorsa, dove gli arrivi erano all’ordine del giorno e le cessioni importanti neanche prese in considerazione.

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