Il rinnovo (meritato) di Gattuso resta un “unicum”

I maligni – si sa – si annidano ovunque. E gira una voce, nemmeno troppo sussurrata, che il rinnovo firmato la scorsa settimana da Rino Gattuso abbia qualcosa di quantomeno “frettoloso”, se non addirittura “anomalo” per una società di Serie A. Vediamo perché.

Ringhio ha il merito di aver preso per mano il Milan nel peggior momento della stagione. Ha rimediato un pareggio a Benevento all’esordio in panchina, poi ventiquattro giorni dopo ha vinto il derby di Coppa Italia e iniziato una striscia di risultati positivi che l’hanno portato a sfiorare l’impresa a Londra contro l’Arsenal, in Europa League, e accarezzare la possibilità di avvicinarsi alla zona Champions, ancora non del tutto tramontata. Ma, soprattutto, ha saputo trasmettere la sua grinta al gruppo, la sua voglia di non arrendersi mai. Insomma, il profilo perfetto per il Milan e per i suoi tifosi. I risultati, fino ad oggi, l’hanno premiato. Certo, la Champions è un miraggio, ma se a tra un mese saremo qui a celebrare la vittoria della Coppa Italia, tutto avrebbe un sapore ancora più dolce.

C’è da chiedersi, però, perché il rinnovo sia arrivato dopo Pasqua, momento “anomalo” per progettare la nuova stagione. E sempre i soliti maligni fanno notare come la firma di Ringhio sia stata apposta su un accordo quadriennale, un unicum a livello italiano, visto che anche i più recenti contratti di Luciano Spalletti con l’Inter o di Massimiliano Allegri con la Juventus hanno durate così lunghe.

Si potrebbe tranquillamente ipotizzare, senza dover per forza passare per detrattori di una decisione assolutamente condivisibile, che Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli abbiano voluto “giocare d’anticipo”. Se la proprietà del Milan dovesse davvero cambiare da qui a pochi mesi, quali saranno gli scenari sul fronte del mercato? Ci sarà bisogno di vendere pezzi pregiati? Sarà possibile acquistare giocatori di alto livello? Qualora andassimo incontro a momenti delicati sul fronte societario, chi meglio di Rino Gattuso ha la capacità di lavorare a testa bassa e tenere il gruppo al riparo da tutto? E soprattutto, sgomberato il campo da ipotetici arrivi di allenatori top, i tifosi rossoneri non prenderanno mai di mira Ringhio se la squadra a disposizione non fosse ancora quella giusta per tornare ai massimi livelli.

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