Gli anni passano, molti non ricordano: rimango il caro Jack!

“Perché gli anni passano, le persone cambiano, molti non ricordano: rimarrò per sempre il caro Jack” ha cantato in questi mesi Alessio Bernabei, ex voce dei Dear Jack. Il cantante vincitore della tredicesima edizione di Amici presumibilmente non si riferiva a lui, ma il ritornello del suo singolo estivo – quello appena citato – si può tranquillamente sfruttare per raccontare la storia di Giacomo Bonaventura in rossonero. O meglio, quella che ha vissuto durante quest’ultima estate: top player sacrificabile in sede di mercato, sconfitto nella corsa a due per la fascia di capitano, possibile pedina di scambio per arrivare a Milinkovic Savic (posizione, questa, che è stata descritta dagli esperti di mercato, ma probabilmente lontana dalla realtà).

I NUMERI PARLANO CHIARO
Resta il fatto che il “caro Jack” è stato – per così dire – dimenticato e snobbato da tutti in questi ultimi tre mesi: tifosi, giornalisti e forse un pochino anche dal suo allenatore. Lui come ha risposto? Con il solito golazo, il nono da quando siede Gennaro Gattuso sulla panchina del Milan. Il tanto bistrattato Bonaventura infatti è al momento l’unico centrocampista presente nella rosa milanista che ha nelle corde l’inserimento nell’area di rigore avversaria, che è capace di infilare dalla trequarti le difese creando la superiorità numerica e soprattutto – non si spiega come, considerando la statura non certo da corazziere – di dominare nel gioco areo, realizzando svariati gol di testa.

NORMALITÀ E CARENZA DI LEADERSHIP
Quando la normalità sfocia nell’anonimato. Rischiando di cadere nella retorica – o forse più nel discorso del vecchiettino che argomenta al bar davanti ai giovanotti che non hanno avuto modo di osservare le prodezze di Rivera e Mazzola – in un’epoca dove le creste, i tatuaggi e le esultanze stravaganti caratterizzano il calcio, condizionando la simpatia degli spettatori nei confronti di un calciatore e spronando alla sua emulazione, l’ex atalantino – che non spicca certo per stile ed esuberanza – paga proprio il suo essere ordinario e conforme. Ma non è solo questo. Bonaventura paga anche la sua incapacità – nonostante le ormai quattro stagioni al Milan – di affermarsi quale leader e trascinatore di questa squadra. Non per altro Gattuso – e non solo lui, anche la maggior parte dei tifosi (qui i risultati del nostro sondaggio proposto a luglio) – ha scelto il ventitreenne Romagnoli come erede del figliol prodigo – per essere buoni – Bonucci. Che il gol di Napoli sia stata proprio un’esplosione di rabbia? Si spera. Ma anche se non fosse, sinceramente, ce lo teniamo così il nostro “caro Jack”.

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