Quando Caldara diventa un caso, che non esiste

Non gioca col Napoli, non gioca con la Roma, dunque è già stato bocciato. Dunque è un bidone. Sono bastati sei giorni – quelli trascorsi da sabato 18 agosto al venerdì successivo – per formulare già un giudizio su Mattia Caldara, promessa del calcio italiano arrivato a Milanello in cambio di colui che avrebbe dovuto spostare gli equilibri del campionato, nonché Leonardo Bonucci. Del resto questa è la Serie A, questi sono il tifo e il giornalismo nostrani: impulso, fretta e memoria corta.

Perché è facile sparare a zero, è facile riempirsi la bocca di (erronee) deduzioni e sentenze; meno guardarsi indietro e analizzare le cose con criterio. Allegri – questo è indiscutibile – è al momento il miglior allenatore del campionato italiano, o sicuramente il più vincente in attività. Allegri ha dimostrato nelle ultime quattro stagioni – prima con Morata, poi con Dybala e infine con Higuain – che non è possibile prendere una pedina, buttarla al volo nella mischia e aspettarsi il massimo rendimento. E stiamo parlando di elementi che – complessivamente – sono valsi 160 milioni di euro. Il calcio non è una formula matematica inconfutabile, non è la somma di valori assoluti.

Gattuso – messo anche lui sul banco degli imputati già dopo la prima giornata –  ha dimostrato grande intelligenza e saggezza. Ha preso il ventiquattrenne nuovo acquisto rossonero, l’ha messo con la testa sui libri a fare ripetizioni e ora aspetta solo di vederlo preparato prima di mandarlo davanti alla commissione. Rischiare un ragazzotto – che ha sempre giocato in una difesa a tre, con una certa predisposizione all’anticipo – nella bolgia del San Paolo sarebbe stato un suicidio. Farlo a San Siro contro una squadra votata – fino alla scorsa stagione, perlomeno – come la Roma, pure. A Gennarino è parso più sensato affidarsi ad un uomo di esperienza come Musacchio, che lo scorso anno con queste due squadre ci ha già giocato, e anche discretamente. Gennarino ha preferito gestire il talento per buttarlo nella mischia quando effettivamente pronto e rodato per i meccanismi difensivi da lui collaudati. Per evitare che dopo due partite venga già definito bidone, anche se in qualche modo è successo lo stesso.

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