Sarri o non Sarri? Ecco i pro e i contro del possibile erede di Arrigo

Ultim’ora (ormai neanche troppo ultima): Sarri lascerà Londra e tornerà in Italia. Per quanto si dica che in pole position per accaparrarsi il tecnico toscano ci sia di fatto la Roma guidata momentaneamente da Claudio Ranieri, ci si è messo davvero poco ad accostare il suo nome a quello di un Milan che – Champions o non Champions – tra un paio di settimane lascerà a casa Gattuso, già consapevole di essere al capolinea della sua esperienza in rossonero.

Sarri fa gola, a primo impatto piace perché al solo nominarlo vengono spontaneamente in mente le giocate azzurre degli scorsi due anni e uno spettacolo che in Italia – purtroppo – si vede solo in tv, dal martedì al giovedì sera più o meno una settimana sì e una no. Comprensibile dire subito “Ma magari!”, sentendo dire che potrebbe arrivare a Milanello. Del resto ai rossoneri un allenatore vero – concedetemi il termine -, fatto e finito manca da un pezzo. Ma non è tutto ora quello che luccica. E di conseguenza non sono così certo dell’equazione Sarri al Milan = Milan che gioca bene e che vince, soprattutto.

SARRI, OH YES!

Maurizio Sarri è indubbiamente l’unico maestro di calcio made in Italy in attività al giorno d’oggi. Se è vero che a livello di albo d’oro Allegri e Ancelotti se lo mangiano a colazione – ma non solo, anche gente come Spalletti e Ranieri stessi – e che Antonio Conte è per carisma e impatto sui giocatori il più ambito ed efficace tra gli allenatori disponibili, l’ex coach del Napoli è senza dubbio quello che invece più di ogni altro prova ad infondere ai suoi uomini tecnica, visione e disciplina tattica. Oltre alla stima del vero Maestro – quello con la M maiuscolaArrigo Sacchi, a favore del tecnico toscano ci sono anche i numeri, i quali dimostrano che gli azzurri di Aurelio de Laurentiis nelle due scorse stagioni hanno segnato più gol e hanno collezionato più punti rispetto a quella che sta per concludersi, arrivando addirittura ad un passo dal titolo. Non solo gioco e spettacolo insomma, ma anche qualcosa di più concreto, come l’accesso in Champions League guadagnatosi quest’anno in campionato con il suo Chelsea e una finale di Europa League da giocarsi. Ah, dimenticavo appunto: sul curriculum di Sarri compare un’esperienza internazionale – quella in Premier – non irrilevante e anche piuttosto proficua.

SARRI NO: ECCO PERCHÉ

La rigidità tattica e il perfezionismo sono da considerarsi unicamente un pregio? Il limite dimostrato da Maurizio Sarri durante la parentesi partenopea – ma anche in quella londinese – è l’eccessiva ricerca del risultato attraverso la manovra. De bol is rotond e con questo voglio dire che il calcio – si sa – è un gioco imprevedibile e rocambolesco, che non sempre si può spuntare con merito; anzi, spesso – quando la palla non vuole entrare – sono necessari cinismo e fortuna, prestazioni brutte e arcigne. Cose che purtroppo il mister del Chelsea non contempla. Non solo: Sarri ha bisogno di una squadra disposta a mettersi a disposizione – scusate il gioco di parole -, umile e convinta di questo determinato progetto tattico. Al momento, voi vi immaginate Kessie e Bakayoko (se non parte) – due cavalli pazzi, caratterialmente indisciplinati e tecnicamente poco dotati – fare tiki-taka in mezzo al campo? Ecco, appunto: Sarri richiede anche una rosa di qualità, che al momento il Milan non ha. Sarri richiede quindi mercato, che il Milan al momento non può fare, o può fare in maniera ridotta.

Queste ultime considerazioni mi fanno pensare quindi che questa opzione – per la panchina rossonera – sia troppo azzardata e complicata, che porterebbe risultati nel lungo periodo, cosa che il club di via Aldo Rossi al momento non si può permettere (per i noti motivi di bilancio). Chi vivrà vedrà. Noi il tentativo siamo anche disposti a farlo: a condizione che non ci porti di nuovo il Pipita!

Impostazioni privacy