Bene Giampaolo, ma non ecceda con l’umiltà

Oggi comincia una nuova stagione per il nostro amato Milan. E’ un raduno in tono minore, non ce lo nascondiamo, ma negli ultimi anni spesso è stato così. Anzi, l’unico raduno “in pompa magna” dell’ultimo lustro è stato quello della campagna acquisti faraonica di Mirabelli e Fassone, “i migliori acquisti della stagione”. Un raduno, quello del 2017, che sembrava la presentazione dell’anti-Juve, con i tifosi in festa e le dichiarazioni ambiziose dei protagonisti. Quel raduno ha dato il via all’ennesima stagione deludente che, oltretutto dal punto di vista economico ha definitivamente affossato il club riducendolo nella situazione attuale, dalla quale i protagonisti di oggi cercano faticosamente di risollevarlo.

L’ultimo raduno al quale ho partecipato è stato quello del 2010, quello della maxi contestazione a Berlusconi. In quell’estate arrivarono Ibra, Robinho e Boateng e il Milan vinse l’ultimo, bellissimo, scudetto. Era ancora il Milan di Nesta, Seedorf, Pirlo, Gattuso e i tifosi contestavano. Sono passati nove anni e sembra un’eternità. Si lamentavano di quel Milan, hanno osannato quello di Bonucci e André Silva e adesso devono accontentarsi di questa squadra che lotta per ricostruirsi un futuro.

Ho fatto questo excursus per dimostrare che non sempre umori e atmosfere dei raduni poi riflettono l’andamento delle stagioni. Quello di oggi è dunque un “radunino” ma potrebbe dare vita a una stagione di soddisfazioni. Questo non significa che il Milan lotterà per i primi posti con Juve, Inter e Napoli. Ma infatti i propositi, i toni e le promesse di Giampaolo sono molto diversi da quelli di Conte tre giorni fa. Il buon senso e la voglia di imparare/insegnare di Giampaolo mi piacciono. Mi piace la sua umiltà e la sua voglia di entrare nel solco della storia rossonera. Mi ricorda l’approccio del primo Allegri, certo con una squadra molto diversa. Ma questo Giampaolo lo sa. Non vende fumo ai tifosi. Parla di gioco e di progetto tecnico. Parla di “far crescere i giovani” e rivela onestamente che è quello che gli hanno chiesto Boban e Maldini.

Deve solo stare attento a non eccedere troppo in umiltà. E che la sua umiltà non venga etichettata come “debolezza”. Il Milan non è la Sampdoria e Milano non è Genova. Entrare in questo tritacarne è un’esperienza unica e difficile da reggere per tutti. Molte dinamiche vanno al di là dell’aspetto calcistico e del lavoro sul campo. Che a Milanello Giampaolo si farà valere e che riuscirà a costruire una squadra non vi è dubbio. Dovrà essere bravo anche a conquistare la famosa “piazza”, che a Milano non è un dettaglio.

Sugli aspetti tecnici e di mercato, Giampaolo lascia carta bianca alla società, come da programma. Esattamente come fosse alla Sampdoria, Giampaolo sa quali sono i limiti economici di questo Milan e non chiede nulla. Lavora con il materiale che gli viene consegnato. Qualunque esso sia. E prova a ricavarne il meglio. La dirigenza del Milan, conscia dei limiti, voleva un allenatore di questo tipo e Giampaolo rispondeva in toto all’identikit. Di questo però devono ricordarsi i tifosi. E devono ricordarsi che se André Silva non segna come Cristiano Ronaldo la colpa non è di Giampaolo. Devono ricordarselo adesso e anche dopo le prime sconfitte. Il compito della società sarà quello di proteggerlo e tutelarlo nei momenti difficili che sicuramente ci saranno. Questo è l’errore più grande che l’anno scorso è stato fatto con Gattuso. Probabilmente l’errore che ci è costato la Champions League. Da non ripetere.

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