Dal Brasile un difensore all’italiana: Milan alla scoperta di Léo Duarte

È Léo Duarte il nuovo difensore centrale che il Milan ha regalato a Marco Giampaolo. Un centrale brasiliano, ma che di brasiliano ha ben poco. Insomma: dimenticatevi Lucio, Thiago Silva e Miranda.

Perché? Ecco, Duarte non è proprio il centrale che brilla per qualità di palleggio o per uscite palla al piede. Un difensore che arriva da San Paolo ma che assomiglia più a quelli nostrani. Alla Chiellini, se concedete il paragone. L’ex rossonero di Rio e ora rossonero di Milano infatti è un difensore roccioso, abile nelle letture delle seconde palle e forte fisicamente, uno che non si tira indietro quando c’è da mettere la gamba. A soli 23 è considerato uno dei migliori centrali del Brasileirao nonostante debba crescere sotto molti aspetti.

Abbiamo parlato di Lucio, Silva e Miranda, ma il suo vero idolo è Juan, ex difensore e bandiera del Flamengo, da cui il Milan ha già preso Lucas Paquetá lo scorso inverno. Se è così forte, allora perché è partito per “pochi” milioni? Per il club rubronegro un sacrificio era indispensabile soprattutto dopo che, avendo preso Filipe Luis – svincolato dall’Atletico Madrid -, l’ex Bayern e Genoa Rafinha e infine Gerson, sta costruendo una corazzata vera e propria. Una situazione di necessità quindi che ha agevolato non poco la dirigenza del Milan, che così si è assicurata un buon difensore ad una cifra tutto sommato bassa, soprattutto nel mercato di oggi.

Fenomeno? Difficile esserne certi. Ad oggi Duarte prende il posto di Cristian Zapata – svincolato e assoldato dal Genoa di Andreazzoli – e di fatto – in attesa che Caldara torni al 100% – si giocherà il posto con un altro sudamericano, argentino però: Mateo Musacchio, che con Gattuso è diventato titolare inamovibile. Ma attenzione: se Duarte dovesse entrare velocemente negli schemi di Giampaolo – uno che cura in maniera accuratissima il lavoro della linea difensiva – allora potrebbe veramente dire la sua.

Fattore pressione.
Non sono però tutte rose e fiori. Non è da sottovalutare il fattore San Siro, punto di forza nelle grandi notti di Champions ma anche boia di giovani promesse. Abbiamo visto sopra che Duarte potrebbe essere il sostituto di Zapata e proprio sulla falsa riga del colombiano il centrale ex Flamengo ha un grande difetto: la discontinuità. Molti tifosi rubronegros hanno imputato anche a lui la clamorosa sconfitta contro l’Emelec che sta mettendo a serio rischio la qualificazione ai quarti di Copa Libertadores. Le pause mentali che questo giocatore spesso si concede sono il vero ostacolo alla sua crescita individuale e San Siro – si sa – esplode facilmente.

Fabio Perfetti
Dribbling – Il Fútbol Sudamericano

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